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Pime. Ragazzi del liceo si fanno domande sull’affidabilità dell’informazione

Il Pime organizza oggi tra l’altro una riflessione sull’attendibilità dell’informazione (a Milano, Hotel Melia, ore 11:00). Naturalmente si preoccupa anche dell’attendibilità dell’informazione sul web. Di certo, i ragazzi partono da qualche sopracciglio alzato sull’attendibilità dell’informazione anche della televisione e dei giornali. Dal caso Boffo alle imprecisioni del Tg1 ce n’è per tutti i tipi di media. Ma per quanto riguarda il web le considerazioni sono diverse e questo è solo un insieme di link che fanno da promemoria (spero possano essere utili):

1. In Against the machine, Lee Siegel se la prende con le imprecisioni e le bufale che si trovano online. Ma a sua volta ne è stato autore. Una presentazione critica del suo libro, con qualche fatto su cui riflettere, si trova in Su macchine e umani.

2. Il sensore di boiate è un’invenzione di Hemingway. Ma la sua applicazione al web è di Howard Rheingold. E un riassunto di consigli si trova in questo blog (vedi il post).

3. In Italia ci sono diversi tentativi di caccia alle bufale, ma certamente il più noto, fecondo e caparbio è il lavoro di Attivissimo. Da seguire l’evoluzione del FactCheck di Sergio Maistrello.

4. Su Wikileaks e il metodo giornalistico si è discusso a Vienna pochi giorni fa. E qui c’è un riassunto. Se n’è scritto molto su questo blog, ovviamente, e questo post contiene diversi link che possono essere utili. Il tema è: Wikileaks è un giornale o una tecnologia anonimizzante?

5. La discussione sul metodo che definisce l’informazione e la differenzia dalla comunicazione è su Ahref (una fondazione cui dò una mano per quanto sono capace) e un esempio di dichiarazione di metodo è su Timu.

La qualità deriva anche dalla rete sociale nella quale è proposta e circola l’informazione. L’accuratezza, la trasparenza, l’indipendenza, lo spirito di servizio, sono contagiosi. Come è contagiosa la voglia di polemizzare e di sparare per fatti delle mezze verità. TedConversations, Quora, lo stesso Timu, si spera siano luoghi nei quali il contesto induce a lavorare con spirito di servizio. Un esplicito, condiviso metodo di lavoro è forse un aiuto in tal senso: un paper approfondito di Jacopo Barigazzi si trova appunto su Ahref.

Update. La mattinata è stata energia pura. Cinquecento ragazzi e ragazze partecipavano alla presentazione di queste idee. E hanno dimostrato una qualità e un interesse straordinari. Li ringrazio. Se hanno voglia di approfondire sono qui. E la sintesi delle sintesi (da come è venuta fuori nella conversazione) è qui:

1. Sapere chi ha prodotto l’informazione (dice il suo nome, altri lo conoscono, altri lo apprezzano)
2. Verificare con fonti indipendenti (un ambiente intellettuale omogeneo può essere fatto di gente che si cita e si accredita a vicenda; per sapere come stanno le cose occorre avere una verifica che non dipende dalla prima persona che ha tirato fuori un’informazione)
3. Molte cose non vanno in rete ma la rete permette e invita tutti coloro che sanno come funziona a contribuire e a cambiarla (implica, appunto, imparare un po’ a capire come funziona).

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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