Il Giornalaio segnala Gamify una piattaforma per la gamification. Di che si tratta?
Come dice Jane McGonigal la realtà è troppo meno divertente del gioco. E parla di un “esodo” di milioni di persone dalla realtà per vivere intensamente nel gioco. Si può fare di più. Perché questo di per se non è un fenomeno divertente. E anzi può apparire desolante.
L’idea della gamification parte dalla constatazione che le logiche del gioco – dal feedback immediato al divertimento di confrontarsi con i risultati degli altri all’interno di storie chiare e ben raccontate – sono capaci di migliorare l’impegno delle persone. La gamification tende a portare le logiche del gioco nelle attività quotidiane, dal lavoro all’interazione con le istituzioni e i servizi.
Certo, ci sono giochi che fanno sentire come appartenenti a una cultura underground che pochi altri comprendono, dunque in un certo senso privilegiati. C’è una cultura dei game per early adopters che è probabilmente molto diversa dalla cultura mainstream. Su queste differenze ci sarà da riflettere parecchio.
Inoltre, è chiaro che un conto è avere feedback immediato sulla propria capacità di superare sfide difficili, una sorta di flow; un altro conto è mettere tutti in una condizione di giocare a vincere una partita, a scalare una classifica, a battere gli altri. Questa interpretazione del game non è l’unica, ma può essere troppo attraente e dunque pericolosa.
C’è dunque molto da fare anche per gli editori. E se ne parlerà ancora a lungo.
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