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Equilibrio, equilibrismo e l’indipendenza dei giornali

Un articolo da leggere di Ari Melber su The Nation. Discute del trattamento riservato dai giornali alla decisione sul debito americano. E si domanda: è giusto dare a tutte le posizioni politiche lo stesso spazio e la stessa credibilità?

Un giornalismo equilibrato, si dice, deve dare spazio a tutte le opinioni politiche in gioco. Ma se le posizioni politiche esprimono valutazioni basate su fatti inesistenti, sbagliati o imprecisi, vale la stessa regola? Se fosse vero, i comunicatori politici potrebbero spostare l’equilibrio della discussione in direzioni del tutto astratte dalla realtà, semplicemente sparando le più incredibili boiate. E a quanto fare, lo fanno. Non solo in America.

Mantenere un’innocente equilibrio tra tutte le posizioni, riportando opinioni basate su invenzioni, non è indipendenza e non è accuratezza. E’ equilibrismo. Riportare tutte le posizioni, accompagnandole con una critica dei fatti addotti a prova della loro sostenibilità, non è partigianeria, ma servizio al lettore. Di sicuro, è più difficile. Molto più difficile.

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  • Sicuramente uno dei pochi post che dica le cose come stanno e senza falsi giri di parole. Ricordo un libro di Tiziano Sclavi, “Non è successo niente”, che aveva come copertina una pagina di giornale vuota. Il senso è questo: chi informa dovrebbe come minimo applicare una pre-valutazione obiettiva delle informazioni che propone, altrimenti si corre il rischio di avere articoli e notizie che non informano ma disinformano. E con questo si arriva in fondo alla pagina vuota, con su il titolo: “Non è successo niente”. Grazie per aver condiviso questi pensieri! 🙂

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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