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Habemus papam – deficit di accudimento

habemus_papam.jpegVisto Nanni Moretti, Michel Piccoli e il loro Habemus papam, la domanda che sorge spontanea è: finisce bene o male? Ma poiché non è detto che lo abbiate visto, magari non la spiego più di tanto.

L’unica cosa che manca al film – ed è ovviamente un bene – è un deficit di accudimento. La frase più usata del film è la diagnosi compulsivamente ripetuta da una psicanalista – ex moglie dello psicanalista Nanni – ma non riguarda certamente il film: che è stato accudito molto. Riguarda forse gli uomini della chiesa che non sanno più pensare, raccontare, sognare: tutti schiacciati sulle esigenze di comunicazione, sulle regole inviolabili delle procedure, sui dettagli più simbolicamente insignificanti. Riguarda tutti coloro cui manca una chiesa che li accudisca. Riguarda le singole persone e l’intera società: che dovrebbe cambiare e non trova qualcuno che sappia accudirla nel cambiamento.

Forse uno dei concetti-chiave è quello espresso più o meno così (riporto la frase a memoria per come mi pare più leggibile in questo contesto). “Giocare a palla prigioniera?!? Cardinale, sono cinquant’anni che non esiste più la palla prigioniera”. Sono cinquant’anni che non siete più a contatto con i ragazzi e il mondo vero là fuori. Dal Concilio Vaticano II, forse.

Il sito ufficiale. Un articolo sul Guardian. Un pezzo dell’Economist. Catholic new agency. Reuters.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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