L’Islanda ha appena approvato la legge IMMI (Icelandic Modern Media Initiative) che protegge le fonti delle storie giornalistiche in modo più stringente. E diventa il paradiso della libertà di espressione, annuncia un twitt di Wikileaks.
In islandese la parola ginkefli (bavaglio) sembra fuori moda.
IMMI tweets (#IMMI)
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ah, quindi, se uno si procura gli atti di un’inchiesta mentre è in corso e la pubblica, è un eroe ? Oppure è un eroe se l’inchiesta è contro il nemico, è un criminale (vedi caso Consorte-Fassino) se è contro i propri ?
Guardate che il segreto è necessario, la trasparenza assoluta è, appunto, di “1984”.
Assisteremo quindi a una migrazione di massa ? Troppo bello…..
Se sono storiche saranno anche diventate pubbliche, ammesso che non siano state protette dagli arcana imperii. E’ vero che 1984 è la trasparenza totale, ma questo è quello che succede già per tutte le persone comuni non appena metti un piede fuori casa, paghi, parcheggi ecc ecc.. Quello che non si riesce a capire è la deroga assoluta che dovrebbero avere i personaggi pubblici, se per statuto hanno già (dovrebbero almeno) accettato di restringere la propria sfera di riservatezza, motivo di più se ci fossero ipotesi di reato. Questo comporta distorsioni? Con il tempo la verità raddrizza tutto uno diceva. Nel frattempo si è creato un danno al buon andamento della governabilità politica? Falso, in quanto la legge attuale permette di onorare prima gli impegni politici poi i restanti. I casi che abbiamo sotto cronaca giudiziaria sono difficilmente difendibili con il garantismo, ammettiamolo. Ed è difficile raccontare che un processo che può durare 15 anni crea danno al presunto innocente. Perché non vengono puniti i magistrati che infrangono la segretezza piuttosto che i giornalisti? Eh eh..la fuga di notizie è bipartisan
Allora ha ragione il Silvio, che se ne frega anche di fronte algli avvisi di garanzia. E allora tutti al proprio posto fino all’ultimo grado di giudizio: coerenza chiama coerenza. E cause se qualcuno prova a discriminare per un’intercettazione pubblicata: mi togli i fidi ? E io ti faccio causa. Non mi fai lavorare ? E io ti faccio causa. Se l’onere della prova di innocenza è dell’intercettato, allora l’onere della prova della non influenza dell’intercettazione è di chi agisce di conseguenza contro l’intercettato.
Sì ci mancherebbe, per questo è giusto che vengano alla luce. I casi di evidente colpevolezza, li vogliamo far trascinare per 15 anni, spero di no. In attesa che il fatto diventa interpretazione e ritorna con la purificazione del “non costituisce più reato”? Con altri optional oblianti per legge. Esistono anche i casi di palese e sfacciata colpevolezza. Me ne guarderei dal continuare a mandarli in giro, mica tanto per etica o diritto ma perché non voglio pagare il conto per unguenti vari.
Ci sarebbero altre nobili ragioni, a me basterebbe questa. Rispetto all’onere della prova Marco, condivido pienamente il ragionamento. Basterebbe rafforzare la richiesta a procedere da parte del giudice, lasciando la decisione monocratica senza commissioni deliberanti per favore. Rimane che qualsiasi persona, intercettata o non, se subisce un danno, chiede risarcimenti.
Allora, come sempre, la chiave di tutto è nella separazione netta tra PM e giudice. Non solo due percorsi di carriera, ma proprio due legittimazioni diverse…..
E’ solo quello il punto. Per come era stata concepita quella non differenza tra organi giudicanti e requirente (anche volendo sorvolare il CSM come ulteriore organo unificato di garanzia), fa acqua da molte parti. E’ accecante l’incongruenza con il precetto di “indipendenza interna” dell’art.111 della Costituzione. Sembra sia appurato che servisse per dar forza implicitamente all’altro precetto, quello di indipendenza esterna da ingerenze politiche. Ma poi gli impliciti col tempo creano distorsioni. Anche per questo motivo credo che tutto quello che rimane sotteso, implicito, vago, non trasparente.. crea svantaggi. Aggravati anche dalla conseguente mancanza di essere stimabili. Chi ha la funzione dell’accusa deve avere uno stato diverso e anche una legittimazione certo, rispetto al giudice.