Clay Shirky (via gg) racconta in breve come il valore di mercato sia connesso alla scarsità e come un piccolo aumento della disponibilità del bene scarso generi valore mentre un aumento gigantesco della disponibilità che porta il bene scarso a diventare un bene abbondante trasforma la società e distrugge ogni equilibrio preesistente. E a quanto pare è successo all’informazione.
Ma che cosa succede a questa teoria se distinguiamo la qualità dell’informazione in base a diversi criteri che non dipendono dalla tecnologia di produzione, diffusione e fruizione? Tipo: comune livello di background culturale; condivisione del giudizio sulla rilevanza; metodologia di verifica e teorizzazione; qualità narrativa; disponibilità di tempo per l’accesso e la fruizione. La scarsità non scompare: si sposta. E le conseguenze di questo sono rilevanti. Si apre uno scenario di indagine di grande importanza, secondo me.
senza parole
in che senso?
mmm forse lo scenario di indagine verrebbe piu chiaro se si dividessero criteri di valutazione oggettivi da quelli soggettivi.
Sabato scorso mi trovavo in condizioni di abbondanza(di tempo) e di scarsità (di persone con cui parlare): ero a Trieste in attesa dell’aereo e con me c’era solo una squadra di giganteschi giocatori di basket, ognuno con la sua musica in cuffia. In mio soccorso “Gratis” di Anderson (fino a quel momento usato per conservare i titoli di viaggio) e proprio il capitolo in cui parla di scarsità, abbondanza e .. pannocchie. “Il cervello umano è programmato per comprendere la scarsità meglio dell’abbondanza”. Vero, ma se dall’esperienza della scarsità si esce “felicemente decresciuti” (virtuosi, coerenti, attenti) si alza anche il livello della qualità attesa. Forse. E non ti accontenti più della “merce a buon mercato”. Forse.
è sostanzialmente la rete, la causa di questa abbondanza e perdita di equilibrio (mi sembra di capire che si parli della vecchia dinamica di mercato tra domanda e offerta); ma dato per certo che, in tale contesto infrastrutturale (internet) , il valore intrinseco della notizia è ridotto ai minimi termini, mi sembra che si torni a porsi la qestione in termini economici tradizionali. Il problema della qualità e delle altre caratteristiche delle informazioni è presente da sempre anche nei media tradizionali top-down; inevitabilmente la standard più evidente è livellato al basso, ma è lo stesso standard che ci viene imposto da televisione e giornali. E c’è alla fine anche un altro problema: il “valore” intrinseco economico delle informazioni nasce con l’ economia industriale e capitalistica ed è, a mio avviso, una fonte enorme di diseguaglianza. Se siamo parte attiva di questo mondo non possiamo non renderci conto, soprattutto dopo l’ ultima grave crisi economica, che tale modello di economia (accumulo) non è più adeguato ad una popolazione di 7 miliardi di persone. Anche per le informazioni. Se poi Shirky adesso deve supportare le scelte regressive che si stanno avviando nel suo paese nel settore dell’ editoria dei giornali, questo dispiace, soprattutto pensando a “Thinking the unthinkable”.
Il problema sta essenzialmente nella ridefinizione del concetto di valore. Nella rete, ora più che mai, il valore è completamente svincolato all’abbondanze poiché tutto è diventato abbondante.
Se vogliamo parlare in termini di mercato (economia politica) allora Internet è molto simile a quello di concorrenza perfetta.
Quello che destabilizza è che prima si era soliti misurare il valore in base alla rarità del ragionamento, alla ricercatezza. Ora queste metriche non tengono e ci stiamo ancora interrogando su quali possano essere le nuove metriche di valutazione.
Internet è una rivoluzione e come tale sconvolge un po’ la nostra percezione. Nulla di grave, i mammiferi sono costruiti anche per questo.
🙂 Saluti.