Ashkan Karbasfrooshan, fondatore di Mojo, ha raccolto alcuni numeri e considerazioni importanti per capire che cosa sta succedendo ai video online e alla raccolta pubblicitaria che potrebbero ottenere. I suoi risultati in sintesi (incredibile il crollo dei portali e l’aumento dei valori dei principali servizi strutturalmente beneficiati dal passaparola, nel grafico in basso):
1. frammentazione della televisione
Trent’anni fa il 90% della popolazione vedeva i principali canali televisivi generalisti. La Nbc per esempio era vista dal 30% della popolazione in prime time. Oggi solo dal 5%.
2. i portali hanno perso share
Il tempo passato online nel mondo, tre anni fa, era per il 12% dedicato a Msn e Yahoo!, che oggi non hanno più del 4% di share. Facebook e YouTube hanno conquistato insieme l’8%.
3. la frammentazione è aumento assoluto
Mentre i generalisti perdono terreno, il tempo assoluto dedicato ai media (alla televisione in particolare), è cresciuto.
4. context is king
E’ il contesto che dà significato e valore al contenuto, non il canale di distribuzione. Facebook di fatto dà più significato a un contenuto di quanto non generi il mezzo tecnico che lo distribuisce.
5. la pubblicità cresce, ma non abbastanza
L’audience e la pubblicità crescono, ma non abbastanza da generare risorse per tutti i creatori di contenuto.
6. la frammentazione si estremizza
I video, in media, sono e saranno visti circa 500 volte; il 25% delle visioni avverrà nei primi 4 giorni dall’uscita, solo 30-60 secondi saranno davvero visti, nella larga maggioranza dei casi.
7. il passaparola è decisivo
Su YouTube, il 45% dei video si vede perché lo si è cercato nella piattaforma sapendo che cosa si cercava. Il 55% dei video è visto invece per caso o per passaparola (una segnalazione su un blog, una navigazione casuale, …).
8. piattaforme vincenti
Hulu ha vinto, per ora, la battaglia per la fetta di mercato a pagamento. YouTube ha stravinto la battaglia per i contenuti generati dagli utenti. La soluzione per i contenuti intermedi, professionali ma non destinati a quelle piattaforme, è la crossmedialità: in modo che i video siano accessibili su tutte le piattaforme possibili in modo che il pubblico li trovi nel modo più conveniente nel momento in cui le vuole vedere.
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