“Per struttura, stile e linguaggio, gli articoli scientifici sono agli antipodi di quelli giornalistici. I primi esprimono oggettività e disinteresse, e raccontano (o dovrebbero raccontare) passo passo quello che è successo in laboratorio per consentire, almeno idealmente, al resto della comunità di riprodurre risultati analoghi. Il linguaggio delle notizie è viceversa immediato, attivo, con concessioni narrative lontane dalla prosa misurata e passiva dell’articolo specialistico”. Pietro Greco, Nico Pitrelli, Scienza e media ai tempi della globalizzazione, Codice.
17/01/2010 09:50
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Scienza e giornalismo
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Eppure il metodo (di ricerca e di scrittura) è (o dovrebbe essere) molto simile: ipotesi falsificabili, tentativi ed errori, approssimazioni di verità…
è quello che penso anch’io.. il metodo di ricerca dovrebbe essere simile, anche se il modo di darne conto è diverso..
Giusto, infatti di articoli scientifici fatti ad arte per dimostrare qualcosa ed ottenere fondi e finanziamenti non se ne sono mai visti immagino… 🙂
Ricordiamo a Greco e Pitrelli che oggettività e disinteresse non sono certo attributi del testo quanto piuttosto di chi lo scrive.
Segnalo sul tema questo articolo pubblicato pochi giorni fa:
http://www.pbs.org/mediashift/2010/01/8-lessons-journalists-can-learn-from-scientists013.html
Ciao.
Pier Luca
@Idi, per il lavoro del giornalista, che credo anch’io debba seguire un metodo scientifico, non necessità la falsificabilità di Popper, ma che le sue fonti siano verificate come valide. E’ più una scienza indiziaria paragonabile alla medicina che alle scienze dure. Basterebbe che separasse bene i punti di vista di chi dice cosa come valutazioni e da quale base di fatti emanano. Se poi dichiarasse chiaramente la sua posizione ideologica, che c’è sempre, allora saremo alla trasparenza massima raggiungibile.
Grazie per i post perché mi danno l’occasione di chiarire meglio alcuni punti della citazione riportata da Luca.
Nel libro ci sforziamo di sottolineare che la scienza è un’attività sociale, che non si può unicamente ridurre a un confronto fra fatti e teorie realizzato mediante un metodo stabile e universale in grado di svelare la verità.
Comunicazione e retorica sono parte delle strategie messe in atto dagli scienziati per costruire il consenso sociale riguardo alla specifica e potente forma di conoscenza da loro prodotta.
Il paper, il sistema editoriale di produzione e diffusione della conoscenza scientifica, in primis il meccanismo di peer-review, spiegano alcune delle ragioni per le quali la conoscenza scientifica si è storicamente guadagnata una credibilità pubblica così forte.
Con questo non voglio assolutamente stabilire delle gerarchie fra paper scientifico e articolo giornalistico. E’ accertato che l’articolo scientifico, così come siamo abituati a concepirlo, è storicamente determinato e la sua forma continuerà a cambiare (il web sta già facendo vedere effetti importanti).
Dico insomma cose ovvie: la letteratura scientifica e il giornalismo producono esiti diversi, storicamente determinati e soggetti a cambiamenti determinati da pressioni sociali, economiche, culturali. Ha regione Luca a dire che il bravo giornalista e il bravo scienziato dovrebbero condividere lo stesso metodo di ricerca. Il punto è che il confronto fra i risultati di questo lavoro è malposto.
La citazione riportata da Luca riporta a sua volta il modo tipico con cui è stata affrontato il confronto fra scienziati e giornalisti. Nel libro si dice che questa prospettiva va superata perché scienza e giornalismo producono conoscenza sul mondo secondo principi differenti.
Le critiche di scarsa accuratezza nei confronti dei media quando riportano la scienza esprimono più l’esigenza di mantenere una relazione di potere che una comprensione profonda delle specifiche logiche di funzionamento di due sottosistemi sociali diversi tra di loro.
Più interessante è forse chiedersi se alcuni aspetti della crisi attuale del giornalismo possono essere superati assorbendo e modificando opportunamente alcune caratteristiche del sistema di produzione e diffusione della conoscenza scientifica che hanno reso il paper così credibile. Varrebbe la pena guardare soprattutto a quelle comunità, come i fisici delle particelle, che si sono inventati dei sistemi di comunicazione (open archives) per ridurre il potere delle case editrici commerciali e le distrosino della peer-review.