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Egemonia del romanzo: Tiziano Scarpa

Tiziano Scarpa dice che viviamo un’epoca di egemonia del romanzo. Dei vari generi letterari, il romanzo prevale perché, secondo Scarpa, tutti lo possono leggere. Moccia. Harry Potter. Larson. Noire. Gialli.

Il romanzo prevale, dice Scarpa, perché ha convinto di essere capare di raccontare la realtà e nello stesso tempo divertire. La consapevolezza del fatto che il romanzo è documento per la lettura della storia non è scontata (non lo era neppure quando negli anni Settanta Marc Soriano suggeriva la possibilità di studiare “scientificamente” la storia di Venezia a partire dai testi di Goldoni). Ma è un’impressione che ai romanzieri aggrada. E però li condiziona anche un po’. Scrivere un romanzo come un documento lo rende un monumento anche quando il racconto è già tutto quello che vuole fare il romanziere.

Ma è un bisogno sociale ineludibile. Forse, come dice Scarpa, porta a indagare la realtà in chiave individualista (soggettiva). Ma si trasforma quando ha successo in un fenomeno comunitario, perché risponde al bisogno di una rappresentanza che è soddisfatto non dalla leadership ma dalla rappresentazione. Le storie sono, si direbbe, il percorso che risponde alla domanda di prospettiva.

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  • Il contenuto di questo post è alquanto fumoso, Luca, o se preferisci tanto chiaro quanto può esserlo un percorso che risponde alla domanda di prospettiva.

  • grande luca ! (e cmq quando si parla di scarpa, in effetti, essere fumosi viene quasi spontaneo, lo capisco)

  • Ricordo quando J. Fontanille in un seminario cercava di spiegare “la messa in prospettiva” di un suo testo, Figure del Corpo. A tutt’oggi credo che nessuno sarà più disposto ad ascoltare tali bombardamenti di astrazione. In un qualche modo sosteneva che le storie nascono dalla condanna di dover dare senso a cose che già lo hanno, ma non è il nostro. Sicuramente direbbe che non l’ho capito.

Luca De Biase

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