Washington Post racconta che le grandi compagnie telefoniche americane stanno rifiutando i soldi pubblici offerti dall’amministrazione per migliorare i loro network a larga banda. Perché? Le ragioni sono legate alle condizioni che l’amministrazione impone in cambio del denaro. Tra quelle condizioni ce n’è una che riguarda tutti: l’amministrazione chiede alle compagnie impegni precisi per la salvaguardia della net-neutrality. E le compagnie non vogliono impegnarsi in quel senso. Pur di non garantire la net-neutrality rifiutano i soldi pubblici.
14/08/2009 12:11
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Le telco americane contro la net-neutrality
14/08/2009 12:11
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Luca De Biase
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Da noi passano un pò più sottotono le questioni inerenti le reti di trasmissione, c’è più indaffaro alla neutralità delle piattaforme, scaricata a valle nei set top box quando possibile, must carry e must offer sui vari operatori di rete broadcaster. Si vocifera di piccole vittorie sui “diritti residuali” dei produttori di contenuti, come se mantenere un opzione negoziale da riservare agli autori delle opere fosse alieno dai principi sulla proprietà intellettuale. In america gli operatori combatteranno la neutralità perché hanno già interessi integrati con i produttori di contenuti, da noi siamo ben lungi dall’entrata delle telco nelle attività neoeditoriali. Non a caso c’è ancora la più ampia vaghezza sui destini del piano industriale Telecom Italia, scorpori eventuali e modalità di gestione del fondo di 800 milioni per la copertura della banda larga. Gli ultimi accordi sull’adozione di un decoder unico aperto ad opera di tutti gli operatore di telecomunicazione e per la ricezione dei segnali in digitali terrestre e satellitare, sembrano andare finalmente nella direzione efficace per allargare la diffusione della IpTv, senza dimenticare che in quel caso la forza negoziale viene spostata dal lato dei possessori dei diritti premium, le televisioni. Chi sogna il salotto con l’on demand interattivo, sogna coazioni a ripetere.