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Apple contro Google

Apple, Google, At&t… La Fcc ha aperto un’inchiesta sulla vicenda del rifiuto da parte della Apple dell’applicazione di Google che consente di telefonare in voip con l’iPhone. Bloomberg.

Ci saranno sviluppi.
Quello che interessa è sottolineare come si stiano confrontando due idee della tecnologia iPhone:
1. l’iPhone è una piattaforma (connessione, hardware, software) che promette di far girare i programmi che gli sviluppatori riescono a produrre, a parte casi di violazione delle leggi;
2. l’iPhone è un prodotto-servizio completamente disegnato da chi lo fa, che si riserva il diritto di accettare o non accettare qualunque cambiamento proposto da terze parti.
Di sicuro, non è uno standard di fatto né di diritto e non è un monopolio. Dunque non è necessariamente soggetto a regole che impongano l’apertura del prodotto ai prodotti o servizi di altri. Ma è altrettanto certo che il suo valore consiste in gran parte proprio nel fatto di poter contenere i software altrui. Il problema è se possa o non possa impedire un software come quello di Google, che fa concorrenza ad altri servizi offerti sullo stesso telefono. Come si risolve?
A voler essere ingenui, il tema è: qual è la promessa che fa Apple a chi compra il suo telefono e agli sviluppatori che comprano il kit per fare programmi per l’iPhone? Nel caso di Google la mantiene o la tradisce? Probabilmente, la mantiene alla lettera ma la tradisce nella sostanza.
Perché lo fa? Non per un’imposizione da parte di At&t, dicono alla compagnia telefonica. E dunque? Per il timore di tutto quello che ci può stare dietro l’applicazione di Google? Bisogna ammettere che la soluzione non è chiara, come spesso succede con la Apple. Che, almeno in questo è coerente di sicuro, ha fatto il suo successo anche controllando pienamente il design delle sue macchine e dei suoi servizi.

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  • Nella catena del valore di Apple quella di carrier di dati (AT&T), l’unica su cui applicare regole exe ante concorrenziali è marginale. Come segnalavi la piattaforma proprietaria non è uno standard come non assume connotati di rilievo monopolistici. però c’è un particolare in effetti controverso. Apple potrebbe negare a Google l’inserimento del suo software come sua libertà di scelta nella contrattazione. Ma se un utente volesse aderire ad un servizio erogato da Google, a quel punto l’ostatività assumerebbe la forma della discrimizione d’accesso da remoto, fattispecie diversa da quella di integrazione nella propria piattaforma. Operazione che per esser effettuata richiede almeno un applicativo all’interno di Apple.
    Intuitivamente, se Google esce dalla porta, potrebbe entrare dalla finestra del diritto degli utenti di poter esser scelto. Anche perché in questo caso Apple negando il servizio legittimamente, negherebbe anche la possibilità di trasporto dati proprie dei carrier.
    In merito al modello di business, un inquilino come Google sarebbe un’ospite inquietante. Se vincessero gli sviluppatori collegati al motore di ricerca, Apple diventerebbe sono un buon punto vendita.

  • E il design non è più soltanto hardware o software chiuso, ma una collaborazione con altre facce/marchi…

  • Io scherzosamente (ma neanche poi tanto) quando parlo di Apple lo definisco “Fascistware”. Perchè nei fatti è così, da molti punti di vista:
    . hardware tutto uguale; la possibilità di crearsi una configurazione realmente custom è ridotta all’osso
    . customizzazione del sistema operativo praticamente inesistente: lo sviluppatore software, il tecnico con 10 anni d’esperienza e la casalinga che legge le e-mail possono modificare solo aspetti minimi del sistema operativo, ma non adattarlo al loro stile di utilizzo. Tutti fanno le stesse cose in un unico modo
    . su iPhone e simili si installano solo software approvati da Apple – che ovviamente, se dovessero dar “fastidio” a qualcuno, non verranno mai pubblicati
    E’ ovvio che Apple farà marcia indietro, quando capirà che le applicazioni che accedono a Google Voice ci sono già sugli iPhone “unlocked” (per i quali stanno già da un po’ montando la polemica sulla loro presunta illegalità).
    In ogni caso, la risposta è Android. Entro un anno farà le stesse cose dell’iPhone, con un’interfaccia grafica anche migliore, con dell’hardware in continua evoluzione (Sony Ericsson? HTC? Samsung?), con un sistema operativo Open.

  • Dire “nn puoi fare una cosa” a Jobs è come dire “falla”, basta che gli convenga. Tanto i fedeli lo seguiranno sempre.
    Quanto al commento dell’altro Marco, certo, ma la Apple di Jobs è così da sempre, dal Lisa in poi (con l’intervallo di quando Jobs era in NeXT, che peraltro non era così sul piano del software, almeno). Accorgersene ora fa un po’ ridere, negli anni ’80 lo sapevano anche i sassi (vero, Luca ?), ma la memoria è corta e un sacco di gente pensa che i computer (i lettori MP3, gli smartphone) siano nati quando loro ne hanno comprato uno…. Quello è precisamente il target di Apple. E’ una questione di valori (parola grossa, diciamo “valori d’uso”): vuoi la libertà, la customizzazione, avere dieci prodotti diversi tra cui scegliere la tua applicazione, avere sempre qualcuno che usa il top della tecnlogia disponibile, insomma, la concorrenza ? Non comprare Apple. Vuoi sembrare ficooooooooooooooooo a quelli che vogliono sembrare fichiiiiiiiiiiiii ? Compra Apple.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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