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Lacrime nella pioggia

Il III Digital Content Summit è già cominciato. Carlo Alberto Carnevale Maffè introduce Stefano Portu che all”Espresso si occupa di Mobile. Lo introduce dicendo: «Mettendo i contenuti nei telefonini avete portato i lettori ai vostri contenuti negli interstizi della loro giornata. Momenti che sarebbero andati perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia». Portu dice: «Abbiamo creato una mezz’ora al giorno di utilizzo in più. Repubblica sul mobile è un successo. I giornali nell’era di internet hanno perso la loro centralità. Cercano di ritrovarla con un insieme di informazione-servizio-tecnologia».

Carlo Freccero: «Lo sciopero degli sceneggiatori americani è stato il più importante degli ultimi anni. Oggi l’industria dell’industria dell’immaginario fattura miliardi mentre le fabbriche di auto sono sull’orlo del fallimento. L’industria dell’immaginario è la più importante che ci sia oggi. Il cambiamento è fondamentale: il pubblico non è più passivo, ma attivo generatore di immaginario». E aggiunge: «Mai come oggi, i videogame stanno influendo sulla produzione di immaginario americana». Attenzione: «Al centro c’è sempre la televisione e i vecchi media. Non facciamo fughe in avanti, altrimenti si rischia di non fare mai i soldi. Ma è chiaro che la novità consiste in questo: la televisione ha sempre pensato alla maggioranza del pubblico, ma ormai deve imparare a corteggiare i nativi digitali. Per noi l’imperativo categorico è imparare a fare televisione con le regole dei videogiochi e con la ricchezza di quello che viene da internet per trovare storytelling che possa fare fatturato. Lo storytelling necessario per fermare il tempo dell’attenzione del pubblico». Il cavallo di battaglia di Freccero, dice Carnevale Maffè: «Si passa dalla società dello spettacolo all’industria dell’immaginario».
Andrea Persegati, Nintendo, racconta di come la Wii costruisca la relazione narrativa non solo sulla relazione con i bulbi oculari delle persone ma l’intero corpo del loro pubblico. I soldi da dove vengono fuori? Sulla dipendenza che si crea con il meccanismo dei giochi. Il parco installato non genera utili, ma rende possibile generarli con i contenuti. 
Fidelizzazione e serialità e il tema. Wii è un ecosistema che la provoca con i mondi di storie che vi si raccontano, con i brevetti e le tecnologie esclusive, con la relazione tra immaginario e corpo. 
Portu. Repubblica fa fidelizzazione e agenda con la prima pagina di carta. «Abbiamo affrontato il nuovo contesto cedendo la guida ad altri e perdendo redditività. Ora non intendiamo più continuare così: ora faremo nuovi prodotti per ritrovare un ruolo di guida e senza perdere redditività. Devo governare la tecnologia per portare servizio e contenuti al cliente riconquistando la capacità di tenerli fedeli».
Si ha l’impressione che solo l’arrivo dell’iPhone ha sdoganato delle strategie dei produttori di contenuti, liberandoli dal dominio delle telco.
Freccero. «La mia rete non ha un logo che contiene il concetto di Rai. E’ fatta per i nativi digitali. Ed è fortemente pensata in termini di linea editoriale, non conservatrice come quella che viene dal mondo Rai. E ha fatto 2 milioni di euro in pubblicità».
Migge Hoffmann, della Oracle commenta: «Tutto verrà fuori da customer focused approach. Non è un tema di tecnologia. E’ un tema di mindset». Detto dalla Oracle vuol dire che la vecchia centralità della tecnologia è proprio indifendibile ormai.

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  • In tutto ciò una cosa, mi sembra, sia chiara: siamo in un’epoca di cambi, siamo all’alba di un nuovo modo di informare e trasmettere l’informazione, e ognuno di noi ne è partecipe.
    Buona giornata.
    Rino.

  • Sono d’accordo, siamo all’alba di un nuovo modo di informare. Ma quanti di questi profondi cambiamenti stanno avvenendo anche in Italia? Solo alcuni, forse.
    Freccero porta l’esempio del recente sciopero degli sceneggiatori americani. In Italia uno sciopero degli sceneggiatori italiani rimane purtroppo un’utopia. Perché manca un accordo salariale per un minimo garantito, il Minimum Basic Agreement, come manca un’associazione di categoria che abbia gli strumenti e la credibilità necessaria per tutelare il lavoro degli storyteller professionisti, un’associazione che sia l’equivalente della WGA americana.
    Siamo sì all’alba di un nuovo modo di informare e di intrattenere, ma quanto l’Italia sta rischiando di rimanere ancora una volta periferica rispetto ai radicali cambiamenti in atto?
    Un paese che non produce ed esporta immaginario ma si limita solamente a importarlo, è un paese che rischia di perdere del tutto la propria identità.
    Buona giornata a tutti e complimenti a Luca De Biase per i contenuti del suo blog.
    Bard

Luca De Biase

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