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Allevamento di bambini. Genetica in Cina

Il China Daily racconta di un progetto della città di Chongqing. Si tratta di fare test genetici su mille bambini e selezionare i 50 più dotati di talenti per indirizzarli in modo che li possano esprimere al meglio. Per Federico Rampini è una forma di ingegneria sociale. 

Il giornale racconta il progetto in modo pacato e cerca di non generare ansia o paura. Ma le interpretazioni di questo fatto sono diverse.

Il China Daily intervista alcuni genitori. E non nasconde che alcuni di loro esprimono molte perplessità. Ma gli stessi esperti interpellati dal giornale mostrano diverse opinioni sul possibile risultato del progetto.

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  • Proprio ieri al Festival dell’Economia di Trento James Heckman parlava di come parte della personalità in base ad alcune ricerche del suo team non sia legata ai geni, ma agli stimoli ricevuti nei primi 3-5 anni di vita del bambino. Anche se comunque i geni non sono indifferenti (si pensi alle famiglie che di generazione in generazione eccellono in qualche campo), non spiegano tutto e, anzi, sarebbero secondari.
    Vedremo a che risultati porta questa iniziativa…

  • E’ un modello di capitalismo che non si vergogna di se stesso. Da noi si fa in modo inverso: è il singolo che chiede maggiori performance, che si nasconde dall’ammettere il test sui dosaggi ormonali per calibrarli alla meglio. Siamo più camaleontici con la miglioria della libera scelta.
    Apparte questioni etiche, sembra più una campagna per reclutare investitori.
    Rampini si chiede:”Perché non dovrebbe funzionare per generare Nobel di matematica, chief executive di multinazionali, virtuosi del pianoforte?”.
    Non c’è un grappolo genetico per queste abilità e se si scoprissero delle flebili correlazioni predispositive, sarebbero meno costosi interventi con strumenti culturali. Non è difficile comprendere le potenzialità dei bambini, il resto poi lo decide la stimolazione culturale, magari anche qualche farmaco.
    La Cina vuole raggiungere il primato sulle biotecnologe e allontanare la produzione sottocosto dei big pharma su molecole tradizionali, anche perché senza proprietà intellettuale è sempre sotto scacco, una volta per la contraffazione, quella dopo per la sicurezza. Questa è un altra storia però, di brevetti, invetimenti in ingresso, marketing internazionale e attrazzione dei cervelli.
    Hanno il privilegio di sperimentazione e la capitalizzano come gli strilloni.

  • A leggere quello che hai scritto, la prudenza, ma soprattutto i commenti, si può finalmente dire “Himmler aveva ragione !”.

  • Sicuro sicuro ? Cosa conta, l’obiettivo o il metodo ? Se è per fare dei geni (secondo la definizione e le esigenze del partito…) va bene, se è per fare dei buoni ariani, è sbagliato ? Luca, non ti riconosco. Rampini invece lo riconosco benissimo. Quando ci fu la storia della banca dei semi dei Nobel, puah, puah, ora invece… “perchè non dovrebbe funzionare ?”. Come sempre, mi dispiace, non conta il cosa ma il chi.

  • @marco: dispiace a me che tu scriva quello che hai scritto. Non c’è una parola nel mio post che possa farti immaginare che a me vada bene l’allevamento di geni. Né del resto puoi trovare nelle mie parole una qualche approvazione dell’allevamento di ariani. La tua lettura è totalmente falsata da un pregiudizio insensato. Per quanto mi riguarda, il progetto cinese non funzionerà. Ne ho parlato pubblicamente ieri a Trento e si può vedere nel video registrato dal Festival dell’economia. Il progetto cinese è sbagliato tecnicamente (non tiene conto della complessità) ed è negativo politicamente (può portare all’eugenetica razzista o capitalista che sia).

  • L’uomo da sempre inizia queste campagne verso l’egemonia in vari modi e con strumenti diversi e quando inciampa sull’onnipotenza del mezzo, il fine gli si rivolta contro. Sposo la teoria della complessità ma anche della convergenza. Oggi più che mai forse la teoria mendeliana andrebbe rivista. Meiosi e Mitosi sono processi che si fonderanno?? forse è una provocazione, troppo futuristica,non sò, ma è la mia sensazione di direzione di evoluzione della specie. Ci sono molte variabili, concordo con J.Heckman (come riportato da Daniel) sulla discutibilità dei geni quali unici responsabili della formazione dei processi cognitivi, ma aggiungerei che gli stimoli determinanti sono forse ancora più antecedenti riconducendo l’incubazione al periodo addirittura gestazionale. Cancellazioni, riduzioni, distorsioni, modificazioni come reazione agli stimoli sensoriali avvengono già a livello vibrazionale osseo in fase di gestazione. Non escluderei comunque a priori una predisposizione genetica a tali processi. Uno studio interessante è stato condotto dal Dr.Alfred Tomatis

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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