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BookBlogging – La storia dei giornali

Più riguardo a La democrazia della stampaMomento storico importante per l’informazione. Gli editori europei, americani, australiani, discutono tra loro del futuro dei giornali: e, incontrandosi nei corridoi dei convegni o scambiandosi discretamente qualche telefonata, probabilmente si studiano a vicenda per verificare l’ipotesi – remota – di trovare un accordo al fine di rimettere a pagamento le notizie dei giornali online (naturalmente promettendo più qualità). Ma il dibattito sul senso della notizia e il miglioramento dell’informazione è diffuso tra molti cittadini interessati attivamente a salvaguardare e migliorare la democrazia. 

La storia non racconta che cosa succederà, ovviamente. Ma aiuta a farsi un’idea di come pensare per immaginarlo. I giornali sono un fenomeno tra gli altri della grande trasformazione culturale che è andata sotto il nome di “modernizzazione”: tra il Quattrocento e il Novecento, hanno avuto una funzione molto precisa nella diffusione di un’informazione pragmatica e fattuale, nella costruzione di una classe dirigente “borghese” (in quando alternativa a quella aristocratica) e nell’accesso alla conoscenza per larghe masse popolari; nello stesso tempo sono stati utilizzati dai poteri costituiti per manipolare e influenzare le opinioni diffuse nelle società, sono stati sottoposti a regole speciali (dalla concessione del privilegio di pubblicazione alla censura) e sono stati spesso interpretati come strumento delle battaglie ideologiche. È possibile che la loro parabola sia destinata a concludersi ed è possibile che stia soltanto per riorientare la sua traiettoria, di fronte all’enorme trasformazione di questa epoca. In ogni caso, il pensiero intorno a queste vicende, che possono essere appassionanti, ha bisogno anche di profondità di prospettiva.
Anche per questo vale la pena di riprendere in mano il libro di Oliviero Bergamini, La democrazia della stampa. Storia del giornalismo. Bergamini non nega i precedenti dei giornali, dalle esperienze cinesi ai notiziari dell’impero romano, ma si concentra sull’epoca moderna e capitalistica. Si parte dagli “avvisi” veneziani che servivano a diffondere le notizie sui fatti commerciali, diplomatici e politici che interessavano la classe dirigente della Repubblica, centro della vita economica globale nel Trecento e Quattrocento, scritti a mano. Ne ricorda la lenta estinzione di fronte alla rivoluzione della stampa a caratteri mobili e alla diffusione dei giornali di ogni genere in tutta l’Europa del Cinquecento e del Seicento: le “gazzette” piene di notizie istituzionali, realizzate da giornalisti-affaristi sempre pronti a fare compromessi con il potere pur di avere accesso alle notizie e ai privilegi; i “canard”, giornali scandalistici che starnazzavano di fatti improbabili o divertenti, cronache di corte e incidenti misteriosi; i “pamphlet” colti, impegnati e spesso perseguitati; i “corant” olandesi, pionieri del giornalismo epico al servizio del pubblico e non del potere, che non a caso nascevano nell’unica nazione europea libera dalla censura e quindi non subordinati alle istituzioni (tanto che molti erano pubblicati anche da editori stranieri che andavano in Olanda per trovare libertà di stampa e inviare poi in madrepatria i loro prodotti vagamente clandestini). 
Inevitabile immaginare confronti con la situazione attuale. Molte tipologie editoriali sono ancora le stesse, mentre molte soluzioni pratiche per la diffusione dell’informazione sono cambiate: le strutture culturali sono evidentemente di più lunga durata delle tecnologie e dei modelli di business. 
Internet è una nuova svolta tecnologica e offre a tutte le soluzioni editoriali una nuova grande opportunità di diffusione, con un crollo clamoroso dei costi di distribuzione. Ma nello stesso tempo mette in crisi i vecchi modi della produzione di informazione. La forma finale dell’adattamento non è scontata. Possiamo immaginare però che anche internet risponderà ai diversi scopi del giornalismo: divertimento, manipolazione, informazione di servizio, attivismo ideologico, diffusione di informazioni necessarie alle decisioni democratiche. Anzi: converrà ritornare a classificare i tipi di giornalismo non in base alle tecnologie di diffusione (carta, radio, tv, internet) ma in base al suo scopo.
Solo in questo modo si potranno riorientare i modelli di business e definire le varie modalità di utilizzo delle tecnologie. E’ questo il senso del dibattito sulla qualità dei giornali: essa è relativa alla promessa che le linee editoriali propongono al pubblico. Un giornale scandalistico può essere di grande qualità. Ma sarà una qualità diversa da quella richiesta a un giornale di informazione indipendente destinata al dibattito democratico. I diversi scopi dei giornali definiscono anche diverse valutazioni di qualità: dunque diversi sistemi di costo, di guadagno, di indipendenza e di missione. In base a queste diverse forme della qualità e trasparenza editoriale si arriverà a ridefinire anche la credibilità e il senso dei giornali oltre ai modi con i quali le comunità saranno disposte a sostenere economicamente i giornali del futuro. Anche su internet. 
Insomma. In questo periodo così interessante, la parola oggi tocca agli editori: sta a loro definire che cosa sono disposti a fare per migliorare la qualità dei loro giornali; poi il pubblico valuterà sull’opportunità di pagare un prezzo monetario.

Alcuni libri che ho comprato               Impressioni mentre leggo
Georges Levebre
Napoleone
Laterza

Marta Dassù
Mondo privato
Bollati Boringhieri

Cristina Sivieri Tagliabue
Appena ho 18 anni mi rifaccio
Bompiani

Il grande storico
della Rivoluzione, studia
il generale-dittatore.

Un’intellettuale che agisce
racconta la sua esperienza
tra i potenti e i pensanti.
Basta dire “minorenni” per fare
polemica nella politica italiana. In
fondo, questo libro spiega perché.

Le puntate precedenti di questa specie di “rubrica”…
La valanga della crisi (29 marzo 2009
Il destino della storia (1 marzo 2009)
Il regime dei media (15 febbraio 2009)
Paul Veyne e costantino (9 febbraio 2009)
Sinapsi sociali (25 gennaio 2009)
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Io non sono il mio cervello (11 gennaio 2009)
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Il pericolo e l’intelligenza (14 dicembre 2008)
Beato chi si scandalizza (30 novembre 2008)
Viaggio per la felicità (2 novembre 2008)
Mercato o capitalismo (19 ottobre 2008)
Hacker (12 ottobre 2008)
Odio (27 settembre 2008)
Querdenker (24 agosto 2008)
L’indicibile segreto del segreto (14 agosto 2008)
Il filo dei libri (15 luglio 2008)
Felicità in azienda (28 maggio 2008)
Siamo le nostre azioni pubbliche (11 maggio 2008)
Senza povertà (4 maggio 2008)
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Esplorazioni insensate (5 aprile 2008)
L’arte del rinnovamento (16 marzo 2008)
L’arte nella storia (9 marzo 2008)
La logica della decrescita (2 marzo 2008)
La lettura dei confini (24 febbraio 2008)
La fortuna della filosofia (17 febbraio 2008)
Pensieri astratti su realtà concrete (3 febbraio 2008)
Memoria. Felicità (27 gennaio 2008)
Libertà della conoscenza (20 gennaio 2008)
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Leggere nella complessità (13 gennaio 2008)
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Vivere una lettura filosofica della politica / 2 (23 settembre 2007)
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Ricchezza della lettura in rete (3 giugno 2007)
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L’organizzazione da leggere (6 maggio 2007)
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Gli occhiali per leggere (17 dicembre 2006)
Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006)
Leggere o non leggere (3 dicembre 2006)
Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)

Scrivono di libri: Clelia Mazzini (Akatalēpsìa), Luisa Carrada (Il mestiere di scrivere), Stefania Mola (Squilibri), Ste (melodiainotturna), Ossimora (Antonia nella notte), Remo Bassini (Appunti), Seia Montanelli (Paese d’Ottobre), Renee (Book of the day), Mitì Vigliero (Placida Signora), Gian Paolo Serino (Satisfiction), Gattostanco, Gabriella Alù (Non solo Proust), Patrizia Bruce (Dimmi, cosa leggi?), Angèle Paoli (Terr
es del femmes
), Alessio. E… Vibrisse, Lipperatura, Litteratitudine. Wittgenstein, talvolta. E inoltre: Bottega di Lettura, Penna e mouse, Bookrepublic. La Frusta. Zam. Booksblog. E MilanoNera. E SottotomoBooksWebTv. Palagniac. Amalteo. Carmilla online. Antonio Genna. E Nazione indiana.



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In libreria: Economia della felicità, dalla blogosfera al valore del dono e oltre, Feltrinelli

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  • Interessante articolo che mi fa riflettere sulla continuità della storia delle comunicazioni, dei modi, dei mezzi. Salta alla vista l’evoluzione, quell’evoluzione che non può fermarsi, quell’evoluzione che oggi porta l’uomo-giornalista a cavalcare il nuovo mezzo, la rete, internet. E colui che resta ancorato al passato, resta, a mio avviso, tagliato fuori.
    Buona domenica.
    Rino.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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