Home » media » La politica si fa con le divisioni o le moltiplicazioni?
innovazione media partecipazione perplessità Post

La politica si fa con le divisioni o le moltiplicazioni?

Un pezzo lucidissimo di Giuliano da Empoli è uscito questa settimana su Le Monde. Tracciava un parallelo tra la storia degli errori di Matteo Renzi e il destino politico di Emmanuel Macron. E si focalizzava su cinque punti (in estrema sintesi): un tema che aggrega gli avversari, un approccio alla meritocrazia poco empatico per chi non ce la fa, un certo disinteresse per l’apparato di partito che supporta il leader, una sopravvalutazione dell’importanza dei risultati ottenuti in vista delle prossime elezioni, una disattenzione per le alternative emergenti.

« Les cinq erreurs de Matteo Renzi qu’Emmanuel Macron devrait méditer »

Il pezzo di Giuliano da Empoli conduce a considerazioni più generali. Ogni politica, ma soprattutto ogni politica innovativa, è un problema di governo delle relazioni con gli avversari e gli alleati: supersemplificando, si potrebbe dire che per vincere occorre dividere gli avversari e tenere uniti gli alleati. Renzi, in condizioni indubbiamente difficili, non se ne è interessato abbastanza. Alla fine i suoi nemici si sono coalizzati e i suoi amici disuniti.

Nel contesto mediatico attuale, le divisioni sono più facili delle unioni. A maggior ragione, sono più facili le “unioni contro” che le “unioni a favore”. L’unica è guardare lontano, in termini di contenuti e di metodo.

Nei contenuti si deve necessariamente costruire una visione di futuro che sia migliore del presente per la maggior parte delle persone. Una politica etica fa bene a tutti. E se non è facile da articolare per il futuro è impossibile da definire per il presente. Quindi la prospettiva in avanti (non quella che rivendica quanto già fatto) è il contesto narrativo più importante.

Nel metodo si tratta di contrastare il gioco della paura e dell’odio con l’ironia e il bisogno di pace. Un paese che sta riuscendo a tenere un’inopinata unità nell’opposizione sembra essere il Libano, dice sempre Le Monde: La formidable créativité de la contestation libanaise. Il segreto è l’ironia, l’arte, la ricerca di linguaggi che conquistino l’attenzione con il sorriso non con la violenza.

Si può e si deve lavorare su questo. Demonizzare i social network non è molto intelligente.

Le elezioni di oggi saranno un test sulla capacità di vedere in avanti e di unire.

Photo by Brian Wertheim on Unsplash – Gemmayzeh, Bayrut, Lebanon
Political commentary on the streets of Gemmayze, East Beirut, Lebanon.
L’immagine è di archivio e non riguarda necessariamente qualcosa di recente.

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi