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Chi capisce la questione Apple vs. FBI – Bill Gates o Yochai Benkler?

applesDue prese di posizione nuove oggi e un sondaggio sulla vicenda Apple vs. FBI.

Il Financial Times stava seguendo il lancio della newsletter della fondazione di Bill e Melinda Gates e così ha potuto riportare le opinioni di Bill Gates sulla questione. Bill Gates sostiene che ha ragione l’FBI perché sta chiedendo di poter entrare in quel telefono e solo in quel telefono per una volta. Ma questo è precisamente il punto sul quale Tim Cook sembra poco convinto, sia tecnicamente che politicamente. E l’EFF è proprio su questo punto che sostiene Cook, perché dice che l’FBI non si fermerà a questa unica volta.

Va detto che Bill Gates ha compreso benissimo il pc ma ha faticato a capire le tecnologie della rete. Nel suo primo libro, The Road Ahead, non c’era internet e l’autore ha corretto in fretta con due capitoli preparati al volo e separati dal resto del discorso: era il 1995 e Gates usciva con Windows 95 che aveva un collegamento a una rete interna della Microsoft ma non un browser per uscire sul web libero. Secondo BusinessWeek a un collaboratore che gli proponeva di mettere un browser gratuito per fare concorrenza a Netscape che in quel momento serviva il 95% del traffico sul web, Gates aveva risposto: «Software gratis? Ma sei un comunista?»

Capire le tecnologie di rete non è facile. Apple è dunque criticata da Gates ed è appoggiata da Facebook, Twitter, Google, WhatsApp e altri giganti nati o cresciuti nel millennio, mentre la Microsoft perdeva la leadership. (FT: Bill Gates backs FBI iPhone hack request; chi trova chiuso dal paywall perché non passa da Google, naturalmente trova i riassunti del pezzo su molti siti)

Una seconda opinione è di Yochai Benkler, maestro di economia della rete ad Harvard. Benkler vede il problema da un punto di vista più profondo: la questione è di legittimità. I servizi americani non godono della fiducia del pubblico. Che per questo sceglie tecnologie che lo proteggano. Se Apple sarà costretta a cedere, gli utenti useranno altre tecnologie: dopotutto il criptaggio non è un monopolio dei matematici americani. (Guardian: We cannot trust our government, so we must trust the technology)

Evidentemente ad Harvard queste opinioni sono abbastanza diffuse da indurre Benkler a sostenere che questo sarà il risultato. Ma che cosa ne pensano gli americani in generale, compresi quelli che vivono in Oklahoma o nel Texas?

Secondo Pew, in sintesi, il 51% degli americani dà ragione all’FBI e il 38% dà ragione alla Apple, mentre l’11% non sa. Tendenzialmente i repubblicani danno ragione all’FBI e i democratici alla Apple. La posizione della FBI è più popolare man mano che cresce l’età degli intervistati (Pew: More Support for Justice Department Than for Apple in Dispute Over Unlocking iPhone). Apple non è un’azienda per le maggioranze. Think different.

Update: non per caso Gates si è corretto (stampa)

Vedi anche:
Apple – Fbi… Più passa il tempo più ci si sente presi in giro
Donald Trump contro Tim Cook. La storia che sarà scritta dal caso Apple vs. FBI e il senso delle proporzioni
Meravigliosa vicenda Apple vs. FBI

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  • […] Per comprendere forse vale la pena di riassumere alcuni punti. Perché si ha l’impressione che gli argomenti dei sostenitori dell’FBI siano più immediati ed emozionali, mentre quelli dei sostenitori della Apple richiedono uno sforzo di concentrazione che non tutti sono disposti a compiere. Sicché la maggioranza – risicata – degli americani dà ragione all’FBI e Trump cavalca il semplicismo. Ci si è trovato invischiato Bill Gates che non aveva ben approfondito e sulle prime aveva dato ragione all’FBI per poi ripensarci. Ma la posizione della Apple merita di essere compresa meglio. Se non altro per capire perché Tim Cook ha deciso di giocarsi così tanto. Dovesse perdere infatti e fosse dunque costretto ad aprire quell’iPhone aziendale usato dal presunto terrorista, dopo quello che ha detto, Cook si troverebbe in grandi difficoltà e non potrebbe più dire che i suoi prodotti sono sicuri per la protezione dei dati dei loro utilizzatori (vedi un post precedente qui). […]

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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