Home » Approfondimenti » Educazione strategica » Per immaginare il futuro guarda che succede a scuola. Ma come si fa squadra?
Educazione strategica innovazione partecipazione

Per immaginare il futuro guarda che succede a scuola. Ma come si fa squadra?

Oggi all’Acquario a Roma una bella manifestazione per la scuola. Ogni intervento è proiettato verso il futuro. E non può essere diversamente.

Un bambino che entra a scuola oggi ne esce probabilmente nel 2032. Non abbiamo idea di che mondo sarà nel 2032.

La scuola è stata progettata per un mondo che cambiava in modo lineare, quasi prevedibile, perché si industrializzava seguendo una linea della storia relativamente chiara. Oggi il cambiamento è culturale, paradigmatico. La globalizzazione e internet sono certamente parte integrante di questo cambiamento e spingono il futuro a seguire un percorso non lineare, complesso. Un nuovo progetto di scuola si deve rivolgere a questa imprevedibilità.

Il modo per affrontare questa riprogettazione è darsi un obiettivo coerente. Si insegnano conoscenze ma soprattutto competenze adatte a vivere nel cambiamento: amore per la ricerca, sviluppo della visione e accettazione dell’errore che serve da esperienza, imprenditorialità e cultura del progetto, capacità di lavorare in squadra. Facendo squadra: la nuova scuola non nasce se ciascuno lavora per sé. Nasce quando ogni soggetto – docenti, famiglie, studenti, autorità pubbliche, aziende – comprende che la sua funzione fiorisce se il contesto si arricchisce: io mi arricchisco di cultura e di opportunità con il mio impegno, ma i risultati del mio impegno si moltiplicano in un contesto che li comprende e riconosce; è la logica dell’ecosistema, nella quale la ricchezza di tutti e di ciascuno convergono.

Se c’è una contraddizione italiana è che le persone e la cultura diffusa sono spesso orientate a fare squadra – fortissima cooperazione e volontariato lo dimostrano, come il senso civico della maggior parte degli italiani – ma l’idea di potere e la competizione per il potere è basata sulla divisione e la guerra di tutti contro tutti e contribuisce a indebolire i cittadini rendendoli passivi. Nell’ecosistema la responsabilità di ciascuno e la collaborazione di tutti sono ricchezza: il potere che divide è povertà e sfruttamento. La cultura ecologica è stata compresa – e in parte applicata – per quanto riguarda l’ambiente naturale: va compresa per quanto riguarda l’ambiente culturale.

Iniziative ce ne sono. Impara Digitale, Marco De Rossi e Andrea Latino, Educati di Telecom Italia, sono qui in questa manifestazione e molti altri sono là fuori in tutta Italia. Un’ecologia della cultura ha bisogno anche di una bonifica mentale: ripulire la mente dalle incrostazioni accumulate negli ultimi decenni senza rispetto per la qualità delle idee, senza conoscenza della loro genealogia e dunque senza riconoscimento per chi le genera. Grazie dunque a chi c’è oggi. Soprattutto perché non sono persone che fanno fuffa ma sono persone che si sbattono un sacco per realizzare progetti dotati di senso.

La liberazione dalle incrostazioni del potere che strumentalizza queste iniziative è il punto di partenza. La realizzazione dei progetti sendati per l’ecosistema è il percorso. La consapevolezza delle conseguenze è il metodo.

Vedi:
Educati
Impara digitale
La buona scuola
Greengeek
Oilproject

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi