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Chi vince piglia tutto: concentrazione, power law e net neutrality

La stima che non si può non provare per Carlo Alberto Carnevale Maffè, anche quando fa i suoi giochi di ruolo, impedisce di lasciar passare sotto silenzio la sua provocazione sulla net neutrality.

Dice Carlo Alberto che i dati parlano chiaro (a lui): la net neutrality (secondo lui) è un gioco in cui chi vince piglia tutto, cioè determina forme di mercato in cui ci sono pochi player dominanti e poco spazio per le piccole imprese; per provare questa idea mostra una tabella che dice qualcosa di molto diverso, cioè che nella app economy c’è una forte concentrazione (da DeveloperEconomics).

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Si è sbagliato, Carlo Alberto? Che c’entra la tabella con quello che dice? Ovviamente il suo è un ragionamento più sottile. Troppo sottile.

Che ci sia concentrazione nella app economy è un fenomeno emergente collegato alle regolarità tipiche di ogni rete.

Come scriveva Bernardo Huberman già negli anni Novanta nella competizione che avviene in ogni struttura a rete tende a esserci un grande vincitore per ogni categoria. L’effetto-rete infatti tende a dare geometricamente maggior valore alla tecnologia che viene usata di più e quindi quando una tecnologia decolla i competitori restano indietro, le risorse si concentrano sulla tecnologia vincente e alla fine ne resta una sola. Per ogni categoria.

Non ci stupisce la concentrazione nella app economy, dunque. Stupisce il collegamento “originale” di Carlo Alberto con la net neutrality. Andiamo a fondo.

In ogni rete c’è una tendenza alla concentrazione. La Microsoft degli anni Novanta aveva il sistema operativo dominante per effetto-rete. Google è il motore dominante per effetto-rete. Facebook è il social network dominante per purissimo effetto-rete. Che cosa c’entra la net neutrality? Un momento, ancora un passaggio…

Non solo nelle reti c’è concentrazione. Nell’automobile c’è concentrazione. Nella produzione di aerei per i passeggeri c’è iperconcentrazione. Qui la net neutrality proprio non c’entra. Anche nelle televisioni c’è concentrazione. E anche qui la net neutrality non c’entra. Anche nelle compagnie telefoniche c’è concentrazione: e sono loro che preferirebbero abolire la net neutrality…

Allora.

1. La concentrazione è un fenomeno del capitalismo che si collega a diversi fattori: mercati maturi, forti economie di scala, protezionismo statale, deregolamentazione del settore finanziario. (L’ultima è per provocare Carlo Alberto, ma è anche vera…).

2. La concentrazione nelle reti è un fenomeno tecnico delle reti. Ma vale per ogni categoria come spiegava Huberman. Cioè chi vince nei motori di ricerca non è detto che vinca nei social network. Chi vince nei sistemi operativi per pc non è detto che vinca nei sistemi operativi per telefonini. E così via.

3. La net neutrality è collegata alla concentrazione: ma esattamente al contrario di quanto sostiene Carlo Alberto.

In una rete neutrale nella quele improvvisamente si elimini la net neutrality, le forme di concentrazione acquisita rimangono. Niente le elimina. Quello che viene eliminato è la possibilità di nuove idee di provare a cercare il successo senza chiedere il permesso a chi controlla le reti. Viene eliminata la possibilità di fare concorrenza ai player dominanti esistenti.

Nelle reti neutrali chi innova può provare a cercare il successo senza chiedere il permesso a nessuno. Se riesce a inventare una nuova categoria di rete (come ha fatto Steve Jobs con l’iPhone) o a giocare meglio di altri in una categoria emergente (come è successo a Facebook), può sperare di acquisire una certa forza di mercato e dominare la sua categoria. Abbassando dunque la concentrazione nel sistema internet nel suo complesso. Se non c’è net neutrality questo non può avvenire.

La prova è data da ciò che avviene nella rete mobile dove non c’è neutralità: in quel contesto, gli operatori possono scegliere a quali applicazioni concedere la loro rete e alcuni di essi hanno impedito per esempio l’uso di Skype. Il che significa che senza neutralità non si fa innovazione senza chiedere il permesso degli operatori. Se un’innovazione non piace agli operatori non può andare sul mercato, come sarebbe accaduto a Skype se non ci fosse stata neutralità nella rete fissa. Senza neutralità dunque c’è più concentrazione non meno concentrazione.

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  • E’ chiaro che è così come lo è stato windows e altre piattaforme. L’unica via è l’open Web come alternativa. Che può essere concettualizzato come “technological neutrality”, ma se ne dà pochissima rilevanza. Anzi si permette a Google di appropriarsi del termine “open Web”. Andando avanti così il Web costituisce oggi solo il 10% dei viewer-minutes su mobile, a differenza del 50% solo nel 2011. FirefoxOS ora supporta anche il DRM e ha chiavette, è l’unico che può evitare che Internet diventi un grande walled garden di pochi players, sostituendo (e aggiungendosi) i broadcaster/quotidiani come gatekeepers.

  • […] Neutralità, monopolio e "chi vince piglia tutto" Come scriveva Bernardo Huberman già negli anni Novanta nella competizione che avviene in ogni struttura a rete tende a esserci un grande vincitore per ogni categoria. L’effetto-rete infatti tende a dare geometricamente maggior valore alla tecnologia che viene usata di più e quindi quando una tecnologia decolla i competitori restano indietro, le risorse si concentrano sulla tecnologia vincente e alla fine ne resta una sola. Per ogni categoria. continua… […]

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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