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Doctorow teme che il web sia in grave pericolo

Grazie a una segnalazione di Paolo Brini, via Nexa, leggo questo commento di Cory Doctorow e mi domando che cosa ne penserebbero gli eventuali commentatori su questo blog.

Doctorow sembra molto seriamente preoccupato: su richiesta di Netflix, le grandi piattaforme stanno accettando l’idea di mettere un drm su ogni browser e dunque la W3C sta lavorando per arrivare a uno standard drm. Come conseguenza, dice Doctorow, si riscia di non poter più usare liberamente il browser, di non poter più smontare e rimontare il software che usa, di dover subire ogni tipo di angheria da conosciuti e di violenza da sconosciuti. Per Doctorow, nel 2014 rischiamo di perdere il web.

Internet però non è il web. E forse il web non è un browser standard. Forse siamo di fronte a una separazione tra il web commerciale privato delle piattaforme gigantesche e qualche nuova forma di utilizzo dell’internet, più direttamente organizzata intorno alla logica dei beni comuni? Forse il passaggio dai media sociali ai media civici implica un salto più grande di quello che si immaginava?

D’altra parte, anche l’ultimo gesto di Google che ha unificato – in un certo senso – Gmail e Gplus è un segnale che le piattaforme faranno quello che vogliono, ci piaccia o no, dettando le regole che più fanno al caso loro. Quello è solo l’ultimo fatto di una serie: Facebook, Apple, Google, e compagnia, cercano di mantenere un equilibrio tra la soddisfazione degli utenti e il loro modello di business. Non potranno mai esagerare. Potranno però cuocere a fuoco lento la privacy, la libertà di espressione, la libertà di uscire dal gioco e molte altre esigenze tradizionali, in nome di un mondo alla Circle. Non potranno farlo solo se nasceranno altre piattaforme che non hanno le stesse esigenze commerciali e sono più intrinsecamente orientate alla logica dei beni comuni e della convivenza civica. Il bello, per fortuna, è che si possono fare: finché internet è basata sulla net neutrality si può fare una nuova proposta e sperare che venga adottata. È tempo di darsi una mossa però.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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