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Libri – CYBERTEOLOGIA – Antonio Spadaro

La specie umana evolve anche sviluppando forme di connessione e coordinamento mutanti. I corpi e i cervelli degli individui si incontrano attraverso mezzi di comunicazione, di trasmissione, di ricezione e riconoscimento sempre più sofisticati. La tecnologia digitale ha accelerato la mutazione delle forme di connessione delle persone. Forse, rispetto a un passato in cui la relazione tra le persone era condizionata da un maggiore coinvolgimento dei loro corpi, la tecnologia digitale abbatte alcune barriere alle connessioni dirette tra i cervelli, tra le immagini dei loro corpi, tra i loro contesti culturali.

I telefonini e i computer sempre connessi alla rete che le persone trovano ovunque si spostino sono parte di questa evoluzione. Non annullano ovviamente il corpo, ma lo estendono, abbattendo alcune barriere fisiche al contatto tra i cervelli. La dimensione culturale che si forma in questo modo non è per le persone soltanto uno strumento, ma anche un ambiente culturale che a sua volta attiva fenomeni evolutivi. Non per nulla ci si interroga su come la rete cambi il nostro modo di pensare (Edge). Emerge, quantomeno, una nuova dimensione antropologica. E Antonio Spadaro ne tira una conseguenza fondamentale, per un gesuita, e affascinante per qualunque essere umano consapevole dell’importanza della ricerca teologica.

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Per Spadaro, se internet influisce sul nostro modo di pensare, se la diffusione delle connessioni digitali modifica i termini dell’intellegenza collettiva, se ha un impatto fortissimo sulla cultura, allora interessa anche chi cerca Dio e si interroga su come gli esseri umani stiano cambiando in rapporto alla loro fede. Il contributo originale e pionieristico di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, intellettuale chiamato a contribuire al lavoro di alcune delle più importanti istituzioni della ricerca cattolica e vero e proprio esploratore della dimensione digitale della vita quotidiana, è una paziente e informata riflessione sull’evoluzione del pensiero del cristianesimo al tempo della rete. Ne scrive sulla rivista che dirige, sul suo blog, sui social network e in un libro da non perdere: Cyberteologia.

Il libro parte dalla sua stessa esperienza di visionario a contatto con un mondo che per troppo tempo ha considerato internet soltanto come un ulteriore mezzo di comunicazione al servizio dell’evangelizzazione. E si sviluppa come una sincera e profonda ricerca di senso contemporanea. Cogliendo l’occasione per prendere in considerazione il complesso insieme di conseguenze che tutto questo può avere per la riflessione teologica.

Il conforto delle indicazioni di papa Joseph Ratzinger e prima di lui di papa Karol Wojtyla lo accompagna nella ricerca. Wojtyla scriveva dei media che «influiscono sulla coscienza dei singoli, ne formano la mentalità e ne determinano la visione delle cose». Ratzinger prosegue: «Se i nuovi linguaggi hanno impatto sul modo di pensare e di vivere, ciò riguarda, in qualche modo, anche il mondo della fede, la sua intelligenza e la sua epressione. La teologia, secondo una classica definizione, è intelligenza della fede, e sappiamo bene come l’intelligenza intesa come conoscenza riflessa e critica, non sia estranea ai cambiamenti culturali in atto. La cultura digitale pone nuove sfide alla nostra capacità di parlare e di ascoltare un linguaggio simbolico che parli della trascendenza».

E dunque Spadaro parte alla ricerca di ciò che significa tutto questo. Dedica un paragrafo meraviglioso alla ricerca di senso, nel quale offre al lettore i link che lo conducono a connettere gli elementi quotidiani delle tecnologie digitali che si trova a usare con competente partecipazione alla poesia, alla critica letteraria, alla mediologia. Dimostrando che il senso che cerca non è specialistico.

La bellezza del libro sta nella sua coerenza con queste premesse. Il libro è una ricerca generosa, perché a ogni passo dimostra di non essere per nulla motivata dall’interesse di evangelizzare, ed è sinceramente orientata a comprendere. Non delude i conoscitori della tecnologia perché dimostra che Spadaro conosce ciò di cui parla. Ed empaticamente cerca il senso con lo stesso approccio di chiunque lo cerchi: collegando parole, contesti, percorsi, pensieri antichi e speranze.

La prima parte viaggia intorno alla discussione sul tema stesso del libro. Le definizioni non sono mai banali. E Spadaro le cerca tra i libri e i fatti. Il programma è chiaro: occuparsi della comunicazione come contesto della teologia e l’uso delle strutture della comunicazione per modulare la riflessione teologica. Da questo punto di vista ci sono passaggi entusiasmanti. Come quando riflette sulla parola «salvare», che per un cristiano ha delle implicazioni e per un utente di computer ne ha altre. Il risultato è sorprendente: si «salva» da una condanna teologica attraverso il perdono, ma poiché sul computer si «salva» per impedire l’oblio e la cancellazione, allora il nuovo contesto nel quale viaggia la parola «salvare» invita a riflettere sul fatto che il perdono non è la cancellazione. E che cosa si scopre indagando sulla parola «convertire»? Convertire un file significa mutarlo in un altro formato in modo che sia interpretabile in un altro codice e in un altro linguaggio: «la conversione è dunque una redenzione dall’incomunicabilità» il che aiuta i teologi a riscoprire il significato originario della convesione come il «riaprirsi a una relazione infranta» per «risabilire un contatto che genera senso». Insomma, la cyberteologia è «l’intelligenza della fede al tempo della rete, cioè la riflessione sulla pensabilità della fede alla luce della logica della rete».

Il percorso di Spadaro continua attraversando la vita quotidiana delle persone che camminano con le cuffie dell’iPod estraniandosi dal luogo in cui sono per connettersi a mondi di senso diversi. Il che gli consente di riflettere sul tema dell’«ascolto» e lo conduce a pensare intorno al concetto di «prossimo». Che evidentemente in un certo senso si imbeve di esperienze meno legate al corpo nello spazio in cui si trova ma alla relazione nella dimensione dell’intensità dello scambio umano. E Spadaro non rifugge da una riflessione sul motore di ricerca per chi indaga su Dio, osservando le differenze nei risultati che si ottengono usando un algoritmo sintattico come quello di Google e un sistema semantico come quello di Wolfram|Alfa. Arrivando a comprendere come la ricerca di Dio non è mai letterale, ma è sempre concretamente semantica: «il suo significato non è astratto ma nasce e dipende sempre da un contesto».

I temi sono enormi e il libro si affronta con la calma degli intelletti fortificati dall’umiltà e dalla profondità. Impossibile seguirli tutti a fondo in un semplice post come questo. Il libro va letto per ritrovare il ritmo di un percorso pieno di umanità. Il corpo collettivo che evolve nella rete, ridiscute i sistemi di autorità e gerarchia. L’etica hacker si estende alla vita quotidiana. L’esperienza gioiosa della creazione è a portata di mano. Il dono e il gratuito si trasformano in una pratica innovatrice. Il palinsesto della liturgia viene stravolto dall’accesso al tempo e allo spazio dilatato dalla tecnologia digitale. E l’intelligenza collettiva entra a contatto con la noosfera di Pierre Teilhard de Chardin. Aprendo percorsi mentali e spirituali il cui fascino è immenso.

Spadaro conferisce energia alla ricerca teologica liberandola dallo specialismo e riconferendole la capacità di ascoltare l
a realtà in evoluzione. Riattiva la ricerca di senso nella contemporaneità spaesata senza banalizzarla offrendo una qualche scorciatoia. Propone proprio a chi dovrebbe essere maestro a ripartire dall’esperienza. Sottolinea il valore del contesto nella pratica della ricerca di Dio. Insomma, ricongiunge con il presente alcune delle tensioni più innovative che hanno percorso il Novecento cattolico. E nella sua generosità e apertura mentale, si offre a una riflessione che non appare mai inquinata da una qualche forma autoreferenzialità manipolatoria, dimostrando un grandissimo rispetto per il mondo che attraversa, anche quando è tutt’altro che cattolico.

Anzi. Le sorgenti del senso per Spadaro sono nell’esperienza e nell’intelligenza del mondo e il compito che si assume è cercarle senza pregiudizi. Spero di non sbagliare dicendo che, in questo percorso, Spadaro dimostra come la ricerca di senso oggi non possa proseguire senza riprendere a meditare sulla parola che ha segnato la fase più meravigliosa, costruttiva e innovativa della ricerca cattolica del Novecento: ecumenismo.

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  • il primo commento che mi viene è : ciberteologia ossimorica: un ambiente ascientifico arazionale arcaico,che accede ad un ambiente scientifico, innovativo, moderno;
    il secondo commento è positivo: ben venga l´assolutismo religioso nell´arena democratica della web;
    e allora chiedo: non sarebbe meglio cominciare a cercare la modernitá soprattutto nei regolamenti arcaici: controllo nascite, sacerdozio femminile,libertá sessuale ai preti ecc ecc

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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