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Agcom: non si sa ancora niente

Dopo le fiammate e le prese di posizione degli ultimi tempi sul copyright, servite a segnalare chi sta con chi, non si è ancora avviato un dibattito serio sul rinnovo dei vertici dell’Agcom. Per ora si svolge come al solito nel segreto delle stanze dei bottoni, tra mille aspiranti che chiedono un posto di prestigio e di potere e i pochi che contano davvero nelle decisioni. Sarà che così si fanno queste cose. Ma un fatto è certo: l’Agcom è destinata a giocare un ruolo decisivo nello sviluppo – o nel blocco dello sviluppo – della mediasfera italiana. E potrà funzionare solo se nascerà con una cultura multistakeholder, cioè se sarà formata dopo un dibattito trasparente tra tutti i protagonisti, che mostri non solo le diverse posizioni di chi difende il sistema attuale e di chi lo rinnova, ma anche le forme di sinergia e simbiosi che i nuovi e i vecchi media possono sviluppare, a patto che l’apertura all’innovazione venga considerata prioritaria, facendo emergere le esigenze che i media devono soddisfare nell’ambito della cultura, dell’educazione, della qualità dell’informazione, della crescita economica e della libertà di espressione. Compatibiltà ed equilibrio, necessari nelle decisioni, si trovano solo mettendo tutti in grado di contare nell’elaborazione delle idee e rispettando tutte le istanze.

Perché in questo settore la concorrenza, l’occupazione e la produttività si coltivano non solo occupandosi delle quote di mercato attuali ma anche delle quote di innovazione che creano il mercato futuro.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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