Si direbbe che l’Europa faccia la voce grossa per dire una cosa piccola sulla net neutrality. Il pezzo del Guardian vede il bicchiere mezzo vuoto. La Commissione si dichiara convinta sostenitrice della net neutrality ma non chiarisce che cosa esattamente impedirà di fare alle telco. Dice solo che se vanno troppo in là nella “gestione del traffico” interverrà. Il che può significare un po’ di tutto: lascerà che blocchino il peer-to-peer e il voip per salvaguardare i propri interessi? Consentirà che, in base a leggi locali, i provider diano un po’ di fastidio...
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Libertà di internet: dov’è l’Italia
Nella mappa della libertà di internet, l’Italia è pari alla Gran Bretagna, con minore diffusione, ma peggio di Usa e Germania. (Economist)
Prezzi di libri: carta e ebook
Luca Conti ha segnalato una situazione bizzarra: “Cambiare pagina” in versione cartacea si trova a un prezzo più basso di quello che si paga per la versione ebook (epub o pdf). Vista la segnalazione ho chiamato l’editore per capirne qualcosa si più. Come è ovvio, un autore non ha alcuna voce in capitolo sul prezzo dei suoi libri. Ma chiedendo all’editore si scopre che anche quest’ultimo non ha tutte le leve decisionali in mano. Anche perché un conto sono i prezzi e un conto sono gli sconti. Mentre la struttura dei costi è abbastanza poco conosciuta. Non ne sono...
Link economy e comportamenti contraddittori
Da molto tempo, grazie a Jeff Jarvis e altri, sentiamo parlare del il web come di una “link economy”, in opposizione concettuale all’idea di un’economia mediatica basata sui contenuti o tanto meno sui contenitori. (alcune tra le molte referenze possibili: Jarvis1, Jarvis2, Jarvis3, Ahearn, Salmon, DeRosa). E David Weinberger insegna a leggere il sistema dei link come una vera e propria struttura cognitiva capace di aggiungere valore alla cultura contemporanea. Con la conseguenza che la nozione di qualità dell’informazione cambia, mettendo in crisi le autorità...
La sentenza su Google e i libri digitali
Giusto per curiosità, si può dare un’occhiata alla sentenza del giudice Chin sulla vicenda della digitalizzazione dei libri operata da Google e osteggiata da una serie di autori, editori e piattaforme alternative. Il succo è che Google non può operare pensando che chi non è d’accordo con la digitalizzazione di un suo libro della fare opt-out: in realtà, il giudice decide che Google prima di digitalizzare debba chiedere che il detentore del copyright faccia opt-in. Ma il bello è leggere la sentenza in pdf. Un testo chiaro anche ai profani.
Linkedin, by Vincos
Linkedin è in piena evoluzione e sta cercando di arrivare alla quotazione in borsa. (Una visione critica)
Microsoft lascia perdere con Zune (Bloomberg)
Secondo una persona informata dei fatti, dice Bloomberg, la Microsoft abbandona lo sviluppo di Zune. Il player per la musica che era stato lanciato nel 2006 e che secondo Steve Ballmer avrebbe dovuto fare concorrenza all’iPod-iTunes della Apple non ha convinto i consumatori e non ha cambiato la struttura dell’ecosistema. L’effetto-rete, che nei pc ha sempre favorito la Microsoft, si è dimostrato insuperabile anche nel mondo della musica. Ma in questo caso è la Microsoft ad averne subito le conseguenze.
Quanto vivono gli animali?
Isotype, via Information is Beautiful.
Twitter frena gli sviluppatori
Twitter ha avvertito gli sviluppatori che non lascerà più la stessa libertà agli sviluppatori che fanno interfacce per usare la piattaforma. Il motivo è rendere la vita più facile agli utenti. Ma la comunità di sviluppatori non è certo molto contenta. Ogni piattaforma privata tiene il suo ecosistema in scacco. E può cambiare politica quando vuole. La sola piattaforma che garantisce a chi sviluppa la libertà di creare in base a una propria idea e di stabilire la propria strategia è internet, fino a che sarà mantenuta la neutralità della rete. Ecco il commento di Dave Winer. “The [wide...
L’infinito loop dell’anonimato
Su Slate una discussione sull’anonimato dei commenti ai giornali online. Da quando c’è la rete, c’è anche questo dibattito. Fin dai tempi di The Well. È chiaro che l’anonimato favorisce l’emergere di notizie che non uscirebbero se chi le scrive si dovesse esporre ai poteri che vorrebbero impedirne la pubblicazione. Ma l’anonimato favorisce anche l’emergere di commenti che non uscirebbero se chi li scrive sente che dichiarando la propria identità se ne dovrebbe vergognare. L’anonimato in effetti annulla i freni inibitori di chiunque tenga alla...



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