Anche Sribd entra nel settore delle apps per gestire la lettura di testi che provengono da varie fonti, segnalate dal social network, cercate con un motore; e ovviamente per condividere, leggere più tardi, commentare… (vedi TechCrunch) La nuova app si chiama Float. E per scoprire come si inserisce nell’insieme già popolato di Zite, Flipboard, Instapaper, rss readers e altro, non c’è che da provarla. Ma come è vero che l’organizzazione dei contenuti è diventata una funzione separata tra quelle per le quali competono anche i giornali, perché nel digitale si apre una...
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Promemoria sulla memoria. Per chi si preoccupa di quanto e come internet ci cambi
L’esperimento è relativamente semplice. Si forniscono alcune nozioni abbastanza dettagliate a un certo numero di persone che possono trascriverle sul loro computer prima di essere chiamate a usarle. A metà di loro si dice che le informazioni saranno cancellate dal computer, all’altra metà si dice che non saranno cancellate. Non ha sorpreso gli sperimentatori scoprire che la metà che pensava che le informazioni sarebbero state cancellate le ricordava meglio dell’altra metà. Il secondo esperimento era meno ovvio. Si chiedeva se ci sono Stati con la bandiera di un solo...
Rebecca MacKinnon: consapevoli del valore civile di internet
Ecco, appena uscito, il primo video pubblicato dal TED di Edimburgo 2011. Rebecca ha co-fondato GlobalVoices.
L’ultima copia del News of the World
L’antico giornale inglese, The News of the World, che Murdoch aveva comprato per portarlo a una diffusione stellare a suon di scoop ottenuti da una redazione guidata da persone senza scrupoli, arriva all’ultima copia molto prima del New York Times. Un giornale finisce: non per mancanza di lettori sulla carta, non perché i motori di ricerca portano via fatturato, ma perché perde credibilità. E in questo caso la credibilità è stata irrimediabilmente perduta. La storia è orribile. I giornali hanno raccontato in ogni dettaglio il male inflitto a una famiglia da giornalisti che...
Rivoluzione pubblicitaria implicita
Per Jon Steinberg siamo di fronte a una rivoluzione della pubblicità. Perché si confrontano strategie creative diverse dotate di forza crescente. Da una parte le strategie basate sull’idea di colpire l’immaginazione con iniziative nelle quali le aziende compiano per prime gesti significativi, unici, di grande impatto. Dall’altra parte le strategie standard con inserzioni sempre meglio centrate sull’interesse dei lettori. E infine le strategie nelle quali le inserzioni non servono a sostenere il marchio ma direttamente la vendita o la “quasi vendita”. Pezzo...
AGCOM: com’è finita
Una soluzione abbastanza buona anche se densa di punti interrogativi: la soluzione trovata all’AGCOM è stata anticipata da Alessandro Longo.
In sostanza sono esplicitamente esclusi dal provvedimento i siti di informazione e quelli non commerciali. La procedura amministrativa si interrompe se una delle parti si rivolge alla magistratura. Non si oscurano i siti esteri. E ci sono 60 giorni per discutere.
Il rischio? Che vada a finire che tutti siano un po’ scontenti. Salvo gli avvocati.
Da leggere Quinta.
Murdoch è responsabile? (chiose vagamente tangenti l’AGCOM)
Una bambina è stata rapita. Un giornalista di News of the world è entrato illegalmente nella segreteria telefonica. Ha ascoltato le telefonate, le ha cancellate, ha scritto il suo scoop. La bambina poi è stata uccisa. La polizia ritiene che il giornalista abbia interferito in modo gravissimo nelle indagini. Il giornale è di Murdoch. (Reuters) Molti si domandano se alla fine Murdoch la pagherà. L’ipercompetitività dei giornali scandalistici inglesi è un carattere tipico di quel medium. Ma non per questo tutti i giornalisti si comportano in quel modo. E nessuno si preoccupa di pensare...
Rodotà e AGCOM
Rileggevo alcuni appunti su un convegno della settimana scorsa. Ecco un estratto dell’intervento di Stefano Rodotà (spero di aver preso bene gli appunti): Stefano Rodotà diceva che per lui occorre integrare il concetto di copyright con nuovi riferimenti. Pensa al “futuro delle idee” di Lessig e alla “conoscenza come bene comune” di Elinor Ostrom. E l’accesso è sempre più autorevolmente considerato un diritto. D’altra parte, dice sempre Rodotà, all’autore conviene far circolare le sue idee: se vende 10mila copie, guadagna 10mila euro; ma se...
Google+ mobile: ancora una domanda
Su Diritto 2.0 una disamina delle principali questioni di privacy poste da Google+. Mi resta una domanda che però pare non sia molto preoccupante, anche perché molti non hanno la stessa esperienza: perché quando mi connetto con iPhone o iPad, prima di lasciarmi entrare, Google+ mi chiede di accettare che Google usi la mia posizione geografica? Qui sotto la foto della schermata:
Quando innovano gli editori?
Provocatoriamente, Neil Thackray si domanda: “Ma le compagnie media devono fallire prima di riuscire a reinventarsi?”
Con Luke Williams, possiamo solo rispondere che non è la migliore strategia possibile… (blog)
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