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I blog contano, eccome

In Gran Bretagna, il Guardian stava seguendo una vicenda loschissima. Un traffico di rifiuti illegalmente affondati in mare al largo della Costa d’Avorio. Ma un cavillo impediva di pubblicare il nome dell’azienda coinvolta. (Ap)

Il Guardian ha dato notizia della cosa sul sito, senza fare i nomi. E dicendo che non poteva farli per un cavillo. I blogger si sono scatenati e hanno cercato la soluzione, arrivando in poco tempo attraverso una fattiva collaborazione a pubblicare i nomi: Trafigura, l’azienda, Carter Ruck, lo studio legale.

La blogosfera britannica si è tanto riempita di questi nomi che Trafigura e Carter Ruck hanno accettato che si parlasse esplicitamente di loro anche sul Guardian.

I blogger che collaborano per trovare fatti. In armonia con il giornale professionale. Allo scopo comune di far venire fuori quello che sta succedendo. Niente male davvero!

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  • Interessante. Ho i brividi a pensare quanti, tra il racconto di un barcamp e l’altro avrebbero avuto voglia e coraggio di farlo in Italia. E quanti di loro sarebbero poi stati trascinati in tribunale (finché querelare non costa nulla!)

  • Io invece penso a tutti quei begli assegni che il direttore del Guardian sta firmando per i suoi bravi collaboratori blogger… no ? Forse non ho capito qualcosa: il giornale professionale non rischia a scrivere un nome perchè altrimenti potrebbere perdere soldi (il cavillo csè, il segreto istruttorio, ah già, cosa vuoi che sia una legge…); i blogger rischiano a mettere il nome, il giornale professionale così ottiene che il nome possa essere pubblicato. E nemmeno li paga ? Mah. Finchè dura.

  • Ma di che segreto istruttorio parli? Leggi:
    This is what Carter-Ruck did:
    The Guardian has been prevented from reporting parliamentary proceedings on legal grounds which appear to call into question privileges guaranteeing free speech established under the 1688 Bill of Rights.
    Today’s published Commons order papers contain a question to be answered by a minister later this week. The Guardian is prevented from identifying the MP who has asked the question, what the question is, which minister might answer it, or where the question is to be found.
    The Guardian is also forbidden from telling its readers why the paper is prevented – for the first time in memory – from reporting parliament. Legal obstacles, which cannot be identified, involve proceedings, which cannot be mentioned, on behalf of a client who must remain secret.

  • Il Guardian sta sviluppando una strategia editoriale che dara sicuramente i suoi frutti ed è da studiare come benchmark per chi si occupa di qs settore.
    La pubblicazione dello studio sui contenuti on line a pagamento, la ricerca sul raopporto tra quotidiani e passaparola e, in ultimo, la collaborazione con i blogger e la creazione di edizioni locali basati sulla stessa sono solo alcuni esempi dell’ottimo lavoro che il quotidiano inglese sta svolgendo.
    Ciao.
    Pier Luca Santoro

  • Senza dimenticare l’operazione di crowdsourcing con cui ha arruolato i lettori per il caso delle note spese gonfiate dei parlamentari del regno Unito. Eh sì, decisamente un caso di studio.

  • Nel web 2.0 non è concesso imbrogliare, mentire, truffare: appena ti scoprono la tua cattiva reputazione rimbalza in rete velocissima. W il web 2.0!

  • Ma di che state parlando ? Il Guardian ha semplicemente trovato il modo di sfruttare la voglia di celebrità di quindici minuti e l’istinto di farsi sfruttare di un po’ dei suoi lettori, che così si sentono “protagonisti”. Lo fanno in tanti, dalle radio alla televisione (come la mettiamo con gli spottini prodotti dagli spettatori per Italia Uno ? Caso di studio anche quello), lo fa il Corsera nella cronaca locale e chissà quanti altri. Tutto gratis, ripeto, finchè dura. A proposito di stampa, che mi dite della “guerra” dichiarata dall’Amminisrazione ObaOba alla Fox (di Murdoch, padrone del Times e di Sky…)? La libertà di stampa minacciata etc etc etc. ?

  • Gli spottini prodotti dagli spettatori per Italia1 non hanno niente a che vedere con quello che hanno fatto i lettori del Guardian.
    E’ riduttivo pensare che la gente sia mossa soltanto dalla voglia di celebrità o di farsi sfruttare.

  • Cosa hanno fatto i blogger per il Guardian ? Il lavoro che avrebbe dovuto fare il Guardian.
    Le motivazioni della ggente ? Qualcuno ha fatto un’indagine seria su quelle dei blogger che si fanno sfruttare facendo gratis il lavoro che dovrebbero fare giornalisti ben pagati ? Che ne direbbe Marx ? Un caso di falsa coscienza ?
    Certo che è riduttivo, ma tanto se non si è estremi il presepe non si mostra per quello che.

  • Una volta con un soffio, e un concorso favorevole di concause, un alpinasta ha fermanto una valanga.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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