Falso pigro. Da un certo punto di vista è come “falso magro”, cioè apparentemente pigro e invece attivissimo. Ma è anche una qualità del “falso”, una sua caratteristica che lo salva dall’attività di verifica che lo smaschererebbe.
Questa settimana l’Economist ha pubblicato una survey sulla pigrizia degli scienziati di fronte al compito di verificare-falsificare le ipotesi altrui. L’articolo non si limita a mettere in bella mostra la crisi dell’idea di “priming”. In realtà, fa notare che le probabilità che la pratica scientifica per come è attualmente organizzata sbagli nel valutare le ipotesi sono più alte di quanto si vorrebbe credere. L’articolo è da leggere assolutamente. Anche se è piuttosto imbarazzante. Il difetto dell’articolo ė forse che si concentra più sulla statistica probabilistica che su una sorta di censimento degli errori: ma proprio la buona statistica che lo sostanzia impone di indagare a fondo le sue apparenti conclusioni. Il falso nella scienza è uno strumento che fa avanzare la conoscenza tanto quanto il vero. Ma a quanto pare gli scienziati sono troppo impegnati ad affermare quello che ritengono vero per dedicare tempo a verificare quello che gli altri scienziati ritengono vero.
Un recente numero di Aut Aut, il 395, è pubblicato a cura di Damiano Cantone e si intitola “La potenza del falso”. Pierangelo Di Vittorio accompagna nelle falsificazioni sistemiche proprie della mediasfera per come si è configurata. Un percorso tra ipnosi, reality, crisi della democrazia, sonnambulismo di massa: in cerca di un’analogia tra il discorso mediatico e la crisi delle condizioni del sapere. Che in effetti accanto al pezzo dell’Economist costituisce un generatore di preoccupazione non da poco.
Si direbbe che la democrazia del futuro sia destinata ad emergere da uno svelamento, più che dal reclutamento di nuovi rappresentanti politici. Una rivoluzione copernicana deve precedere una rivoluzione politica. Il che avviene mentre si svolge la rivoluzione post-industriale dell’informazione. E il pezzo di Telmo Pievani nello stesso numero di Aut Aut, indica una emergente consapevolezza: la natura è densa di falsi, molte specie sono evolute sviluppando tecniche dell’inganno, e l’uomo non è da meno, sicché non è né la “scimmia assassina” né la “scimmia empatica” ma una specie apparentemente tanto contraddittoria da avere sviluppato addirittura l’autoinganno. Non vale dunque l’idea di uomo a una dimensione che sottendeva le grandi narrazioni ottocentesche che hanno governato la democrazia del Novecento neppure nelle loro forme più nobili: liberismo e socialismo. Una nuova antropologia sembra emergere dalla fusione della specie umana nella storia dell’evoluzione naturale, abbattendo la consolante convinzione dell’eccezione umana, sia in senso “buonista” che in senso “cattivista”.
Ps. Nassim Taleb è indignato contro Rolf Dobelli che accusa di plagio seriale ai suoi danni. Le frasi di Dobelli non sono false, ma falsamente attribuite dall’autore a sé stesso. Copiare non è una pratica che esiste solo in rete. È tipica di ogni contesto intellettuale, élitario e pop. Il falso che ne deriva è genealogico, non necessariamente sostanziale. Ed è un fenomeno che innervosisce gli autori defraudati della paternità delle idee anche se concorre a diffondere le stesse idee. L’intelligenza di Taleb lo ha condotto a scegliere di usare l’episodio per fare sapere nuove cose, intorno a Dobelli, piuttosto che per chiamare un avvocato. Non ha combattuto il falso frontalmente ma facendo circolare una nuova informazione. Ha agito come dovrebbero fare gli scienziati che per pigrizia limitano gli sforzi dedicati alla falsificazione, sapendo che la conoscenza aumenta anche falsificando per esempio l’attribuzione plagiaria della paternità delle idee. Lo ha fatto senza dimenticare di sottolineare che “we know a lot more what is wrong than what is right” e che “[We] prefer to have the wrong map (…) to no map at all”. Una nuova conoscenza che sappia fare i conti col falso come fonte di conoscenza e non si limiti a desiderare di poter credere alla verità più consolante o aggregante è una premessa di una pratica civica orientata alla costruzione di una convivenza pacifica democraticamente matura. Il factchecking civico è un seme che va in questa direzione, forse. Il falso non si vince con la pigrizia.
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