Questa non è una recensione de “Il libro dei numeri“, di Joshua Cohen. È una ricerca di complici. Perché quello che c’è scritto in quel libro è importante tanto quanto l’esperienza di leggerlo: si dirà succede sempre così in fondo. Già, ma qui è talmente esplicito che non vale la pena neppure di dirlo. Tanto per fare un esempio, lo scrittore, il protagonista e il co-protagonista del libro si chiamano tutti Joshua Cohen. Ma non perché ci sia qualche messaggio segreto in questo labirinto di nomi e personaggi. In effetti, tutto è perfettamente trasparente, come nella rete. Vale a dire che le informazioni ci sono tutte, purché si sappia come trovarle, valutarle, interpretarle. E la sfida è proprio questa. L’esperienza di leggere il libro equivale all’esperienza che ci vuole per leggerlo, in una pluralità di punti di vista che equivale alla pluralità delle dimensioni che si scopre nell’umano addentrandosi, appunto, nella rete.
Per questo, senza perdere altro tempo con le premesse, arriverei subito alla conclusione. Che consiste nel consiglio di leggere delle vere recensioni:
‘Book of Numbers’, Mark Sarvas, New York Times
Sheer Cloakery, Adam Mars-Jones, LRB
«I libri? Più forti della tecnologia», Cristina Taglietti, Corriere
“Nel mio romanzo c’è dentro internet”, Philip Di Salvo, Wired.it
ps. Ma se state leggendo questo magnifico libro, se riuscite tranquillamente a metterlo giù e a riprenderlo senza perdere il gusto di proseguire l’esplorazione, se ci trovate ogni tanto delle frasi che vi viene voglia di annotare, se non avete proprio niente di meglio da fare, potete considerare di condividere un messaggio usando uno dei mille strumenti che abbiamo per farlo.
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