La battuta di Bill Clinton sui repubblicani che non accettano di lasciarsi dettare l’agenda dai factchecker ha raccolto una clamorosa risata durante il fantastico discorso dell’ex presidente alla Convention democratica: è cresciuta come un’onda fino a diventare un’ovazione.
Gli italiani sono abituati a sentir dire dai politici che i loro avversari mentono. E accolgono questo genere di affermazioni con un cinismo disperato. Ma una delle grandi riforme della politica della quale abbiamo bisogno è che almeno un poco del discorso politico sia basato su fatti documentati, ottenuti con un metodo condiviso. E si può scommettere che sarebbe un’innovazione capace di generare consenso nei politici che l’adottassero. Quest’anno, gli italiani hanno accettato affermazioni molto impopolari dal loro governo, perché sembravano venire da persone che si sforzavano di parlare in base a fatti documentati. E non cercavano di edulcorarli o negarli. Certo, occorre che anche il sistema dei media vada nella stessa direzione. E costruisca un constesto capace di valorizzare i discorsi politici documentati e svalutare al contrario le affermazioni politiche campate in aria.
Il factchecking è uno degli elementi di quel metodo che può rigenerare uno spazio culturale e informativo condiviso sul quale decidere insieme: ciascuno ha diritto alle proprie opinioni, ma non ai propri fatti (vecchio motto di un politico, appunto, americano).
Ovviamente non basta. Conor Friedersdorf ha scritto un ottimo articolo per allargare il discorso. In effetti, i fatti, documentati o meno, assumono senso in base al loro contesto, al contesto generato dalla narrazione generale, ai quadri interpretativi prevalenti, all’agenda più o meno condivisa che stabilisce la lista di priorità tra i fatti e le loro conseguenze. Il framing, l’agenda setting, il priming sono tecniche e realtà molto concrete.
I cittadini le devono conoscere per poter distinguere i politici e i loro altri interlocutori che usano basare le loro affermazioni su conoscenze verificabili da quelli che lanciano idee a caso, pur di raccogliere consenso. L’educazione ai media fa parte della crescita democratica di un paese.
[…] sull’informazione civica e il factchecking. […]
Il post di Luca De Biase suggerisce un metodo molto concreto e condivisibile per la corretta informazione tra politici e cittadini. Forse l’atteggiamento dei professionisti della comunicazione, nello stile di http://www.lemonde.fr/politique/article/2012/06/28/ou-en-est-l-agenda-du-changement-de-m-hollande_1724413_823448.html può contribuire ad amplificarne l’impatto positivo