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Creative commons e Timu: il potere delle dichiarazioni

Che cosa faccio quando decido di dichiarare che il mio blog è disponibile con una licenza Creative Commons? A seconda della licenza dichiaro di essere d’accordo con un certo utilizzo della mia opera da parte di altri. Dichiaro che consento un remix, una rielaborazione, addirittura talvolta una rivendita di ciò che ho creato. In pratica, faccio una dichiarazione di disponibilità preventiva alla collaborazione con altri per arrivare a opere più ricche e significative.

C’è chi fa notare che è una dichiarazione inutile. Perché chiunque può lo stesso prendere la mia opera e farne quello che vuole. Mi costerebbe troppo controllare che questo non avvenga. Ed è vero. La novità vera sta nel fatto che io mi dichiaro preventivamente d’accordo con chi usa la mia opera. Dunque non faccio che una dichiarazione di disponibilità alla collaborazione. Alimento i beni comuni della conoscenza volontariamente. E dichiarandolo, alimento la consapevolezza del valore della cooperazione.

Analogamente, quello che faccio dichiarando con Timu che le informazioni che pubblico sono frutto di una ricerca condotta secondo un metodo empiricamente sensato e trasparente mi prendo un impegno unilaterale e preventivo. Chiunque sottoscriva il metodo proposto su Timu – che è davvero basilare e standard – di fatto dichiara di essere orientato a collaborare con gli altri nella raccolta delle informazioni sulla base di un metodo comune, qualunque sia il loro credo, la loro ideologia, il loro sistema di valori. Si amplia così lo spazio dei beni comuni, attraverso il metodo comune che li genera.

Si potrebbe obiettare che questo non dimostra nulla e che qualcuno con
cattive intenzioni può dichiarare quello che su Timu si dichiara e poi non essere
coerente. Ma la reputazione di un ipocrita è peggiore della reputazione di chi non segue un metodo che non ha mai dichiarato di voler seguire. Di fatto, ampliando la consapevolezza dei temi che riguardano il metodo della ricerca di informazioni, Timu amplia lo spazio che abbiamo consapevolmente in comune, prima che ci dividiamo sulle opinioni che i nostri valori ci conducono a coltivare intorno ai fatti. Con un metodo di ricerca dell’informazione sappiamo tutti quali sono i fatti che tutti riconosciamo come tali e solo successivamente ci dividiamo eventualmente sul giudizio che abbiamo di quei fatti.

Non sono strumenti fondati sulla sanzione, ma sulla consapevolezza.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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