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Partito rivoluzionario istituzionale

Riflettendo sul prossimo incontro a Bolzano, nel corso dell’International Youth Meeting, con il blogger tunisino Thameur Mekki e con l’esponente del partito dei pirati olandese Samir Allioui, viene da pensare a molte cose.

Dovremo parlare di internet e democrazia, liberazione delle energie giovanili e innovazione, il tutto con un saggio senso critico e senza slogan e frase fatte. Pensare bene senza perdere di entusiasmo sembra difficile, ma è l’unico modo per coltivare l’entusiasmo di lunga durata.

Di certo, un angolo interessante è il passaggio dalla spinta rivoluzionaria e piratesca alla fase di istituzionalizzazione che fatalmente succede all’introduzione delle novità. Riuscire a mantenere vivo lo spirito innovatore una volta che i suoi iniziatori hanno raggiunto il potere è sempre molto difficile.

Viene in mente il messicano Partito rivoluzionario istituzionale, che nel suo nome conteneva esplicitamente le due tensioni opposte. Viene in mente il periodo di passaggio dalla rivoluzione russa alla costruzione della dittatura staliniana. Un pezzo sull’Independent racconta di come l’architettura del periodo rivoluzionario russo abbia avuto un’influenza molto oltre il territorio e il tempo della rivoluzione. Di certo, lo stesso non è avvenuto se non per imposizione con l’architettura generata dal sistema sovietico dopo la fine della spinta rivoluzionaria.

Come farà, per esempio, il partito dei pirati a restare se stesso una volta che i suoi esponenti abbiano conquistato dei posti nelle istituzioni rappresentative dei paesi nei quali si presentano alle elezioni? Le regole che seguono i pirati sono in un codice di onore non scritto, ma andare in parlamento significa voler scrivere delle leggi. Ma in fondo non è un problema strano: le innovazioni nascono spesso da atti di ribellione, ma se e quando vengono adottate cominciano a diventare quacosa di accettato e approvato nei codici di comportamento normali. L’innovazione è un processo complesso e non lineare. Anche in questo genere di cose.

Serve dedicare molta attenzione anche alle conseguenze di lungo termine delle innovazioni. Il che è, appunto, un modo per alimentare l’energia orientata alla lunga durata che serve per ralizzare innovazioni che contano.

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  • Gentile De Biase, il Partito Pirata non e’ un movimento rivoluzionario ma una reazione di autodifesa di chi sulla rete ha sempre navigayo di fronte alla (vera o presunta) arroganza delle major e dei governi. Gia una volta, a Davos vennero pronunciate le parole della famosa “Dichiarazione di Indipendenza del Cyberspazio”, che Lei conosce senza dubbio. Vede il Partito Pirata e’ la reazione che Bradbury ha descritto nelle sue Cronache Marziane, ricorda ?
    “Vennero dalla Terra i raffinati, gli esigenti, i sofistici.
    Vennero in gite e vacanze, in viaggetti di piacere, per comperare carabattole locali, far delle fotografie, conoscere l’ “atmosfera”, vennero a studiare e applicare leggi sociali; vennero con decorazioni, distintivi, norme e regolamenti, portando seco un pò di quegli incartamenti burocratici, le cui fettucce rosse avevano finito per spargersi su tutta la Terra come una selva di erbacce venute chi sa di dove e ora le si lasciava diffondersi anche su Marte, ovunque potessero metter radici.
    Cominciarono a pianificare la vita e le letture della gente; cominciarono a disciplinare e a trattar male proprio quegli uomini ch’ erano emigrati su Marte per non essere più disciplinati, irreggimentati e trattati a spintoni.
    Ed era inevitabile che alcuni di questi rispondessero con altrettanti urtoni…”
    Cordiali Saluti

  • risposta molto interessante, grazie! se è d’accordo, prima di aggiungere un altro elemento a questa conversazione, sentirei anche che cosa risponde “il pirata olandese” stasera.. 🙂

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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