Non so nulla di sindacalismo. E dunque non ho nulla da dire sul confronto di iniziative operative che si è aperto al Corriere con la lettera del direttore. Ma so che il modo di lavorare nelle grandi reazioni dei giornali è davvero destinato a cambiare. I giornalisti devono difendere e aumentare molto i loro spazi di libertà. Lo possono fare. Ma devono scegliere una strategia: possono giocare tutto in difesa oppure inventarsi nuove interpretazioni del loro lavoro. Non siamo più alla catena di montaggio. Non siamo ancora alle squadre creative. Ma il tema è ineluttabile. Lo possiamo vedere come una sofferenza: ma tanto vale vederlo anche come un’opportunità per andare oltre i limiti all’innovazione che hanno caratterizzato i giornali per troppo tempo. Imho.
01/10/2010 14:03
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Secoli di piombo e cambi di stagione
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Luca De Biase
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Ciao Luca, intanto, per stemperare l’agitazione che mi investe da stamane, quando ho letto la “fantomatica” lettera, osservo che il refuso reazioni-reDazioni sarebbe da analizzare a fondo…
Per il resto mi stupisco del tuo sottile “Aventinismo” sulla questione: aspettavo questo post e mi aspettavo una presa di posizione molto più netta. Se io faccio il web content editor, tra mille fatiche e ostruzioni ma senza mai avere il minimo ripensamento di voler tornare sulla carta, è anche (tanto) merito tuo e leggerti ancora oggi così cauto mi delude un po’.
Accidenti, possibile che non ci sia nessuno, dico nessuno di quelli regolarmente inquadrati come giornalisti e che paga la sua quota al sindacato, che si alzi in piedi in mezzo alla più vetusta delle riunioni di redazione e urli che è ora di finirla? E’ possibile che il corporativismo raggiunga questo livello di pura ottusità?
Siamo obbligati, tutti, a farci bacchettare formalmente dal direttore di un quotidiano, che, lasciamelo dire, si ha l’impressione sia stato costretto a reagire così, sapendo che domani tutto sarà dimenticato? Chi fa il giornalista sul web continuerà a non avere contratto, tutele e considerazione dai colleghi e chi si addormenta ogni giorno sulla tastiera in attesa della mazzetta continuerà impunemente a ricevere stipendio, assistenza sanitaria e scatti di anzianità.
Crisi è sinonimo di opportunità. Il “caso”, a livello epistemologico, ci costringe a guardare in faccia il “cigno nero” e a ripensare le nostre convinzioni….
Il disordine è una componente fondamentale per la formazione di un nuovo ordine…
Già.. il disordine.. ma deve ancora arrivare, quello vero sarà come una tempesta seguita poi dalla Pace.
Concordo. Rispetto alla rivoluzione della globalizzazione e della rete, i mutamenti epocali costringono a rivedere se stessi, il proprio ruolo, il proprio “senso”. Chi resta sulla difensiva, non solo non coglie le opportunità, ma rischia di essere un conservatore destinato alla sconfitta. vale per i Paesi, per i partiti, per le professioni, per il sindacato, imho.
L’editoria cartacea è in crisi per l’immobilità dei protagonisti degli ultimi decenni, concordo.
Ma prima di esprimere un giudizio, considererei anche aspetti come questo: (ANSA)-ROMA, 1OTT -Il direttore di un giornale on-line non risponde di ‘omesso controllo’ in caso di pubblicazioni, sul sito che dirige, dai contenuti diffamatori. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che spiega come il reato previsto dall’art.57 cp, che punisce i direttori per non aver vigilato sul contenuto delle pubblicazioni, non puo’ essere applicato al web perche’ previsto solo per la carta stampata. Il caso esaminato ha riguardato il direttore della testata ‘Merate online’, condannato a Milano.
Ora la domanda si può riformulare: è pronto il web a sostenere il peso delle notizie autentiche?
Per inciso: sto pensando alle leggi, non ai vari casi. Ma se ci sono “casi particolari”, non riesco ad immaginare come sarebbe senza.