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Anand Giridharadas. The Persuaders. La divisione sociale in base ai pregiudizi è una malattia della democrazia

Anand Giridharadas. The Persuaders. Winning Hearts and Minds in a Divided Age, Allen Lane 2022

Anand Giridharadas ha scritto nel 2019 un libro di grande successo intitolato Winners Take All. Si occupava della strategia dei ricchi del mondo che si pongono al servizio dell’uguaglianza e della giustizia allo scopo di contrastare le minacce all’ordine sociale che li mantiene nella posizione privilegiata che hanno conquistato. Fanno del bene, ma non a prezzo di non fare del male. Giridharadas si domandava come fosse possibile credere a un ceto di ricchi che si candidavano a risolvere problemi che sarebbe stato meglio affidare alle istituzioni pubbliche. Istituzioni che quegli stessi ricchi indebolivano costantemente con le lobby e l’elusione fiscale. Giridharadas suggeriva che invece di aspettare gli avanzi dei ricchi, le società avrebbero fatto meglio a riformarsi, attraverso un lungo e faticoso lavoro democratico, per arrivare a una migliore giustizia e a una minore disuguaglianza.


Come si può sperare che le democrazie siano in grado di affrontare i problemi cruciali come la crescente disuguaglianza e l’emergenza climatica quando la società sembra frammentata, le posizioni polarizzate, le opinioni radicalmente divise? Negli Stati Uniti, come in molti paesi d’Europa del resto, una divisività paralizzante sembra prevalere sulle ragioni del dialogo e della costruzione di soluzioni condivise.

Se quanto dice un avversario viene considerato non per ciò che afferma ma per la categoria alla quale appartiene, se si considera che quella sua identità sociale è nemica e non c’è nulla che possa cambiare questo dato di fatto, allora vengono meno le possibilità di discussione e si può soltanto ammettere la distanza insanabile, immodificabile. Ma se si pensa che le differenze non si possano modificare in base al pregiudizio legato alla categoria cui ciascuna persona appartiene (maschio bianco, donna, giovane, persona di colore, e così via) viene meno la possibilità di discutere sui singoli argomenti tra singole persone e arrivare a idee nuove, diverse da quelle conflittuali con le quali si è cominciato a parlare e più vicine a un possibile compromesso adatto a prendere una decisione condivisa.

Secondo Anand Giridharadas, una sorta di prevalenza del pregiudizio impedisce il funzionamento del sistema fondamentale con il quale si arriva a decisioni condivise: la persuasione.

Alimentando l’equivoco secondo il quale nella società ognuno si sente minacciato da persone, per le caratteristiche considerate immutabili delle categorie alle quali appartengono quelle persone, si indebolisce la democrazia. I pregiudizi che dividono la società in categorie insanabilmente avversarie è precisamente quello che – secondo le ricostruzioni riportate da Giridharadas – hanno fatto con grande lungimiranza i russi in America (e in Europa con ogni probabilità). Le divisioni c’erano. Ma i russi hanno lavorato per alimentarle, ampliarle, radicalizzarle, usando i social network. Una società di San Pietroburgo, la Internet Research Agengy (IRA), ha lanciato milioni e milioni di post che hanno ottenuto milioni e milioni di like e contribuito ad aumentare la rabbia tra le parti della società americana e il disgusto nei confronti delle istituzioni. E con ogni probabilità l’IRA non è la sola agenzia che ha operato in questo senso. Anche perché a fare post di grande impatto, per il loro contenuto emozionale anche se spesso del tutto privo di relazione con la realtà, ci si poteva pure guadagnare.

Giridharadas è convinto che si possa ricominciare a credere nella possibilità di accordarsi, cambiare idea quel tanto che basta per trovare un consenso e superare la paralizzante divisione che prevale in questa epoca nelle democrazie occidentali. Vale la pena di leggere il libro per approfondire i possibili modi per riuscirci. Qui sotto Giridharadas ne parla in un’intervista per The Agenda with Steve Paikin.


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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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