Piero Angela. C’è sempre stato. Me lo ricordo tra i primi giornalisti che hanno condotto un telegiornale in Italia. E ricordo come, ben presto, abbia scoperto il suo grande talento di giornalista scientifico.
Milioni di persone gli sono grate. Per quanto mi riguarda, grazie alla sua inchiesta “Nel cosmo alla ricerca della vita” ho imparato come un giornalista possa essere un appassionato ricercatore. E cosí coinvolgere tante persone nell’attenzione alla conoscenza onesta e aperta.
Indimenticabile maestro.
La sigla con “L’aria sulla quarta corda”. E poi la ricerca. L’inchiesta basata su interviste a fantastici scienziati, partiva mostrando quanto fosse improbabile la vita. E dunque anche quanto fosse importante l’ecosistema della Terra. Poi con un passaggio straordinario, proseguiva cercando altri scienziati che spiegassero quanti altri pianeti come la Terra ci possano essere nell’universo. Moltiplicando l’improbabilità della vita e la quantità di altri pianeti possibilmente ospitali per la vita si scopriva che la probabilità che esista vita altrove nell’universo è molto elevata.
Mondi lontani anche molti secoli luce. Ma la conoscenza va più veloce della luce.
Nonostante che la sua vita professionale sia stata prevalentemente in televisione, non si è lasciato guidare dalle statistiche sull’audience. Ha piuttosto saputo guidare il pubblico senza mai perderne il gradimento. Un senso straordinario dell’equilibrio. Che ha dimostrato a tutti come il successo non sia l’obiettivo, ma il risultato di un buon lavoro giornalistico.
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