Praticamente quello che si cerca di fare con il riconoscimento di pattern (modelli di comportamento riconoscibili in grandi quantità di dati che possono descrivere fenomeni emergenti nei sistemi complessi) anche a base di deep learning (tecnologia che consente di applicare un po’ di intelligenza artificiale anche al riconoscimento di pattern) è fare previsioni. Se si riconosce un pattern, si pensa che si ripeta. E si ripete: a meno che non cambi il contesto, il paradigma.
Una sorta di pattern si riconosce nella tipica parabola del potere in un paese come l’Italia. E per il particolare momento che il potere attraversa in Italia, forse si può dedicare un post che contiene prevalentemente solo ipotesi e intuizioni.
Il paese non ha conosciuto molti spazi e momenti di piena sovranità. Certo, ci sono stati la Repubblica di Venezia e lo Stato Pontificio, entità politiche autonome, dalla prospettiva millenaria. Ma in generale, nella Penisola, dopo l’Impero Romano, lo spirito sovrano ha regnato soprattutto durante il Risorgimento e un pezzetto di Fascismo, sulla scorta dell’interpretazione indipendentista del Regno di Sardegna. Se mi si lascia la libertà di semplificare, la gran parte del tempo e dello spazio sono stati governati da entità che apparivano straniere: perché gli italiani le subivano, o perché le chiamavano a dirimere le controversie che da soli non trovavano il modo di risolvere. E sotto la cappa del sistema istituzionale straniero, gli italiani si arrangiavano a decidere quello che potevano per sé mentre davano ai potenti del momento il meno possibile. Ma a parte queste banalizzazioni storiche, nel Dopoguerra il paese è stato a tutti gli effetti una potenza sconfitta e a sovranità limitata.
In un paese a sovranità limitata si sviluppano sistemi interpretativi speciali. Eccone alcuni esempi. I “potenti” italiani sono palesemente “potenti fino a un certo punto”. Oltre quel punto fanno finta: comandano gli inglesi, gli americani, gli europei… Anche in democrazia il popolo si sente sovrano fino a un certo punto. Il cinismo conseguente non stupisce. Come non stupisce che in un contesto del genere si pensi poco al futuro: tanto alla lunga il futuro è deciso altrove. A una situazione del genere, molti pezzi d’Italia sono abituati: e non ne soffrono neppure troppo, visto che gli stranieri servono a gestire i potenti italiani dei quali comunque c’è sempre poco da fidarsi. E quei potenti italiani si accettano se non se ne può fare a meno, si servono pensando a quelli che verranno dopo. In effetti, quando diventano troppo potenti si accettano più facilmente ma si scaricano più volentieri: l’unico modo per limitare il potere in un contesto che crede poco nei contrappesi istituzionali è sostituirlo di tanto in tanto con un nuovo potere. In attesa che anche il nuovo venga sostituito a sua volta.
Non per niente da quando è finita la questione del comunismo e dunque gli americani si sono disinteressati dell’Italia, i governi eletti sono sempre di segno opposto a quelli che li hanno preceduti. Dopo un periodo di luna di miele ipocrita vengono visti come usurpatori e scaricati appena possibile, illudendo i successori di avere un consenso che presto perderanno.
Ma queste sono solo immagini intuitive di possibili pattern. La loro ripetizione si verifica soltanto se non cambia il paradigma.
Commenta