Rileggendo “Il visibile e l’invisibile” di Maurice Merleau-Ponti, pensando alla prossima edizione della Biennale Democrazia di Torino, che avrà lo stesso titolo, rifletto sulla presentazione di Mauro Carbone. Il libro è un’evoluzione del progetto originario di scrivere sull'”origine della verità”. E si confronta con la visione platonica secondo la quale la verità sta nel mondo delle idee, l’invisibile, mentre il visibile inganna. Nell’esperienza occidentale, che ha attraversato la rivoluzione scientifica, probabilmente c’è bisogno di evitare un rischio dogmatico. Sta di fatto che, spiega Carbone, per Merleau-Ponti l’intelliggibile e il sensibile non sono contrapposti né visti come l’uno l’origine dell’altro: si implicano a vicenda. «L’invisibile è il rilievo e la profondità del visibile» sceive il filosofo francese.
Del resto, si vede ciò che si è preparati a vedere. Ma non ci si prepara se non cercando un senso nel sensibile.
Il dibattito sul rapporto tra democrazia, fake news e verità, istituzioni repubblicane e poteri digitali, codici e diritti, si ridefinisce nella prospettiva del visibile e invisibile non con lo stile della ricerca di una verità che è sempre altrove, nascosta, complottarda, ma con la pratica applicazione di una consapevolezza politica storica che riconosce il fatto – come dice Maurizio Ferraris – che “la verità non esiste in natura” ma è un gesto sociale, culturale, civico essendo la profondità di ciò che appare non la sua origine…
Non si tratta dunque di attendere l’avvento di una migliore democrazia che arriva con la vittoria dell’interpretazione che ne dà la parte politica che si preferisce, tacciando di antidemocratico tutto ciò che si interpone a quell’avvento. Si tratta di leggere il senso che chi convive in una repubblica cerca adottando un approccio civico non solo concentrato sul proprio punto di vista ma allargato a quello dell’insieme dei cittadini.
Luca, ciao!
Grazie per l’articolo.
Fai delle analogie molto belle della realtà odierna e i filosofi anche anichi.
Infatti mi è venuto in mente un moderno filosofo russo Zinoviev che era pilota e poteva morire qualche volta. Anticioava lo sviluppo del mondo per alcuni decenni e solo poco tempo fa è stato nominato dagli americani la persona piu intellegente nel mondo. Una delle sue frasi famose è seguente: “Meglio imparare a capire che magazzinare le conoscenze”. Un mio filosofo conoscente Dmitriy Vydrin ha scritto un articolo molto interessante dedicato a Zinovivev. Sono sicura che sia utile a leggerlo: http://crimins.eu/2018/04/13/che-disgrazia-lingegno/