Oggi sul Sole 24 Ore una doppia pagina con le stime della corruzione nel mondo elaborate dalla Fondazione Hume (Piero Ostellino presidente, Luca Ricolfi presidente del comitato scientifico). L’Italia ha un indice di corruzione a quota 56,2, il doppio della Germania, quasi otto volte quello della più virtuosa Finlandia, e comunque il peggiore nell’Ocse a parte Grecia e Turchia. Questo è un peso enorme sulle spalle degli italiani onesti.
È una cosa che fa arrabbiare in modo insostenibile.
Vien voglia di commentare anche se non si ha alcuna competenza per farlo – come il blogger che state leggendo. Tra le cause addotte dalla Fondazione Hume per spiegare il fenomeno la povertà di capitale sociale e valori civici e la difficoltà di fare impresa.
Certo, un paese medaglia di bronzo nella corruzione non dimostra molto senso civico in media: ma forse si potrebbe paradossalmente parlare della varianza; cioè dire anche che gli italiani onesti che pure sono molti dimostrano enorme senso civico. Come fare leva su questo? Teniamo presente che non pagare le tasse, lavorare in nero, corrompere ed essere corrotti, agire nel crimine, sono tutti comportamenti collegati e premiano chi li persegue sui mercati sballati dalla corruzione e dall’illegalità. Quindi se una parte comunque grandissima del paese, dalle imprese ai cittadini, è in ogni caso onesta, nonostante questo, significa che un forte civismo c’è. Occorre premiare questo e punire l’illegalità. Senza se e senza ma. Non è una battaglia facile. La leadership del paese, a differenza che negli anni passati, deve incarnare la direzione verso la lotta alla corruzione. Forse vinceremo quando sarà finita l’omertà, lo scetticismo, la sensazione che nulla possa cambiare. La protezione dei whistleblowers è essenziale. Un uso duro e forte delle intercettazioni per questo genere di cose è possibile. E una certa coerenza tra stile di vita e stipendi onesti potrebbe pure essere studiata con attenzione. Sono cose che si sanno. Forse un metodo è dare più fiducia agli italiani, di default, ma rendere la loro vita estremamente difficile se sbagliano. Comunque ogni ricetta facile in questo settore è banalizzante.
Raffaele Cantone che lavora tutti i giorni a combattere la corruzione dice che l’aumento delle segnalazioni è un buon segno, perché testimonia del fatto che il clima sociale è orientato alla fiducia che si possa fare qualcosa. Mentre dice anche che non si può dire che la corruzione sia attualmente in diminuzione in Italia. Battaglia lunga.
Quanto all’ipotesi che vede nella difficoltà di fare impresa la spiegazione della corruzione in Italia ci sarà del vero probabilmente. Ma solo nel senso che tutti gli ostacoli artificiosi alla libertà di fare impresa costituiscono altrettante tentazioni corruttive: e alle tentazioni si resiste con difficoltà. Però non nel senso che l’impresa sia naturalmente onesta. Purtroppo. In effetti, la corruzione in azienda non si chiama corruzione perché questa è una nozione che si applica solo al mondo pubblico. Ma la “corruzione” in azienda c’è: manager che si fanno pagare in nero da fornitori per assegnare i lavori e altre forme di prevaricazione sono all’ordine del giorno, dicono tanti.
Una lunga storia c’è davanti agli italiani per la ricostruzione del senso civico, la fiducia che i corrotti e i corruttori saranno puniti e che gli onesti faranno più carriera di loro, la tenuta del tessuto sociale che espella gli illegali e non li giustifichi. Una lunga storia che si pensa sia meno facile in un momento di crisi. E invece se la crisi è davvero profonda, con tutto ciò che può ancora succedere in termini di stress sociale, la necessità di fare coesione è ancora più grande. I giovani poi sembrano ancora liberi dalle mentalità compromissorie con i corrotti: se sono più legati alle culture internazionali, se sono più legati alle possibilità offerte dalla conoscenza (magari della tecnologia o altro), se si identificano con eroi positivi, possono essere una grande svolta. Anche perché l’economia tradizionale, dove la corruzione viaggiava a gran ritmo, si sta riducendo. Mentre l’economia connessa al mercato internazionale si allarga. E sul mercato internazionale, secondo i dati Hume, c’è meno corruzione e più merito.
Vedi:
Dossier Sole-Hume
Servizio sulla corruzione
Libri:
Peter Eigen, The web of corruption. How a global movement fights graft, Transparency International 2003
Guido de Blasio e Paolo Sestito (a cura di), Il capitale sociale. Che cos’è e che cosa spiega, Donzelli 2011.
Ing. Luca Attias ne parla da anni qui http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/06/23/news/la_corruzione_si_combatte_con_la_cultura_digitale_ecco_perche_-117513423/?ref=HRLV-8 uno dei numerosi articoli.