Goldman Sachs pagherà 5,1 miliardi di dollari per aver informato male i clienti sui prodotti rischiosi che vendeva loro prima della crisi del 2008. Sapeva che avrebbero perso il loro valore ma li ha venduti lo stesso. E ha contribuito a generare la più grave crisi finanziaria della storia, quella che stiamo pagando ancora oggi. Con i 5,1 miliardi, Goldman Sachs perde gli utili di questo trimestre. Tutto qui. (Reuters). E potrà risparmiare un po’ di questi soldi usando vari trucchi (NyTimes).
Patteggiamenti analoghi sono stati fatti da altre banche. Bank of America ha pagato 17 miliardi. JPMorgan ha pagato 13 miliardi. Citigroup ha pagato 7 miliardi.
Tutte queste banche non solo hanno approfittato della deregulation iniziata da Ronald Reagan e completata da George Bush, per cui possono fare strettamente quello che vogliono. Ma hanno approfittato della mancanza di regole per imbrogliare il pianeta con prodotti finanziari destinati a generare una crisi finanziaria gigantesca. Senza governare il processo. Perché agivano di trimestre in trimestre. In “Too big to fail“, Andrew Sorkin mostra come le banche seguissero una logica uscita dal controllo di chiunque. La deregulation in presenza di sistemi incentivanti monomaniacali e privi di senso del lungo termine (tutto avviene nel trimestre e tutto si concentra sui premi ai top manager e al valore per gli azionisti) provoca evidentemente instabilità finanziaria globale: il sistema complesso di un mercato oscuro, privo di simmetria informativa, pieno di posizioni dominanti incontrollabili, con i controllori che non controllano perché le loro entrate dipendono dai controllati, con i politici che non fanno policy perché le loro campagne dipendono dai soldi delle lobby, non è autoregolato. Non è un mercato concorrenziale. È puro capitalismo oligopolista. E fa male.
Una policy che torni a regolare il settore bancario sta diventando necessaria. Le multe non sembrano incidere più di tanto.
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