Secondo il Censis, anche i ragazzi in Calabria sono convinti che con internet aumentino le opportunità di lavorare. Il Jobs Act e il piano digitale dovrebbero andare nella stessa direzione e avere la stessa attenzione. E’ tempo di smettere di pensare a internet con cura. (Ecco qui sotto il comunicato)
Anche al Sud il lavoro è digitale
L’89,7% degli studenti calabresi, 16-18 anni, ritiene che Internet aumenti la possibilità di trovare lavoro. Il 97% partecipa ai social network
Roma, 9 ottobre 2014 – Il lavoro che verrà. Gli studenti, prossimi al completamento del ciclo di studi superiore – anche in una regione disagiata come la Calabria – pensano che l’evoluzione tecnologica avrà un impatto rilevante sul lavoro, e sulle loro chances di trovarne uno: l’89,7% reputa che l’innovazione in corso sia destinata a favorirli sul mercato dal momento che i nativi digitali hanno conoscenze e competenze che saranno sempre più richieste dalle aziende. Anche le modalità di occupazione cambieranno in positivo: il 73,6% dei calabresi tra i 16 e 18 anni pensa che le condizioni di lavoro miglioreranno, perché sarà possibile riuscire a conciliare meglio vita privata e professionale. E anche la propensione a fare impresa troverà con le tecnologie nuovo impulso, grazie alle opportunità offerte dalle tecnologie e dalla rete nel promuovere la nascita di nuove imprese.
L’immagine del futuro del lavoro «ad alta intensità di tecnologia» non è però tutto rosa e fiori: una discreta quota di studenti, il 53,4%, pensa che sarà sempre più difficile nel futuro riuscire a conservare un lavoro, perché la rapidità del processo innovatore accelererà l’invecchiamento delle competenze; e un altro 52,3% pensa che un maggiore impiego di tecnologie sarà comunque destinato a sostituire il lavoro dell’uomo con effetti rilevanti sugli stessi livelli occupazionali.Le chance occupazionali e la rete. Il 45,8% degli intervistati ritiene la rete uno strumento oggi imprescindibile per alcune attività, mentre per il 9,9% il web rappresenta quanto di più reale e stimolante possa esserci non solo in termini di innovazione ma anche come vettore di sviluppo della propria vita sociale, della propria carriera lavorativa, della comunicazione.
Il diffuso interesse che i giovani calabresi hanno mostrato di fronte alla possibilità di svolgere un lavoro in rete assume forme e caratteri ben precisi, e a sua volta si canalizza verso profili professionali determinati. Ben il 21,9% dei giovanissimi è interessato a svolgere in futuro un lavoro in rete perché ne è profondamente appassionato, e con tutta probabilità cercherà di realizzare questa ambizione; ad esso si aggiunge un ulteriore 15,9% che non esclude a priori tale possibilità. Due i profili verso i quali converge il loro interesse: da un lato, la figura dello sviluppatore (24,9%), attualmente molto ricercata sul mercato e ambita specialmente dai ragazzi (32,6%), dall’altro lato, la professione del graphic designer (22,5%), che interessa di più le ragazze (44,5%).Essere imprenditori in rete. La rete è forse la sola scintilla oggi in grado di riattivare il desiderio di mettersi in proprio, di indipendenza e creatività dei giovani più intraprendenti. A ben guardare sono proprio i ragazzi che si dichiarano interessati a svolgere in futuro un lavoro in rete che appaiono molto più propensi a scrollarsi di dosso i timori e accettare la sfida del mercato: il 48,5% di questi è interessato ad avviare in futuro un’attività in proprio e cercherà di farlo.
Questi sono i principali risultati della ricerca «Verso il Lavoro 2.0. Creare valore con le competenze in rete» realizzata dal Censis con il contributo della Regione Calabria, che è stata presentata oggi a Roma da Andrea Toma, Responsabile del settore Formazione e Innovazione del Censis, e discussa, tra gli altri, da Pippo Pagano, membro della Commissione Lavoro del Senato, Mario Caligiuri, Assessore alla Cultura della Regione Calabria, e Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis.
Io invece sono assolutamente d’accordo; qquali sono le controindicazioni di un paese che vuole seguire il passo con l’evoluzione tecnologica? D’accordo sul fatto che non è la sola cura.