A quanto pare tutti quelli che se ne intendono dicono che si va a votare. Non ci capisco nulla, ma almeno raccolgo i ragionamenti di scenario dei quali si sente in giro. Le ipotesi in campo:
– Se vincono i falchi si vota in novembre e se vincono le colombe si vota in marzo.
– Se si vota in novembre è difficile che il Pd si riorganizzi in tempo.
– Se si vota in marzo è possibile che sia costretto alla struggente scelta tra Renzi o Letta.
– Se si vota a novembre Forza Italia va sull’onda dei bei ricordi. Se si vota a marzo il leader dovrà fare campagna senza poter essere candidato.
– Se si vota a novembre M5S se la gioca sull’emozione, a marzo deve avere un discorso più strutturato
– Se si vota a novembre si gioca col Porcellum. Se si vota a marzo si potrebbe dire che c’è tempo per fare una legge elettorale.
Strane alleanze di fatto tra i fautori della velocità e quelli della meditazione… Affinità elettorali che non sono elettive. Vabbè.
Tutto questo presuppone che domani non ci sia un consistente numero di dissidenti di centro-destra che passa col governo e promette di sostenerlo per almeno un anno. Presuppone che nel Pd non riescano a mettersi d’accordo su una visione di medio-lungo termine. Presuppone che non ci siano fuoriusciti dell’M5S. E che il presidente della Repubblica sia d’accordo con le elezioni.
Quelli che se ne intendono dicono che si vota. Qualcuno dice che se si vota subito, la legge di stabilità sarà scritta dall’Europa. Altri sperano che l’Europa venga a governarci in ogni caso, visti i risultati del sistema politico nostrano. Altri ancora sperano che non ci governi nessuno.
Un fatto è certo. Occorre cambiare profondamente. E avverrà in base a scenari alternativi:
– Lo stato fallisce, il caos è talmente grande che qualcosa di imprevedibile prende il potere, tra le macerie
– Lo stato viene mantenuto in piedi, gli italiani sono talmente addormentati che lasciano fare ai politici finché non trovano una soluzione per andare avanti un altro po’
– Lo stato resta in piedi ma gli italiani si danno un progetto e lo impongono al sistema politico, manifestando con decisione la necessità di una soluzione orientata alla ricostruzione di lungo termine.
Perché si avveri l’ultima soluzione occorre avviare un’elaborazione che ricostruisca una prospettiva: un’attività da portare avanti indipendentemente dalle condizioni di urgenza superficiale nelle quali ci costringe l’attualità.
Ieri ho sentito questa bella frase di Eisenhower che si addice alla situazione della politica italiana “Le cose davvero importanti sono raramente urgenti e le cose urgenti sono raramente davvero importanti. Le cose poco importanti diventano urgenti per la mancanza di pianificazione ” Quando tutto è urgente, le cose importanti restano da fare.