C’è chi si abbarbica alle parole nuove per rifarsi il look. In un contesto in grande trasformazione, l’uso delle parole che emergono nel mondo dell’innovazione diventa una fonte di credibilità: il problema è che se quelle parole non sono usate in coerenza con i progetti e i fatti, tendono a consumarsi, perché in quel caso generano aspettative che poi vengono deluse. E chi fa moltissima comunicazione intorno a parole che non sono seguite dai fatti finisce per alimentare questo processo.
Ma attenzione. Il problema non è etico è operativo. Come ormai è chiarissimo, tendiamo a sopravvalutare l’impatto a breve termine delle innovazioni e a sottovalutarne l’impatto a lungo termine. Quindi operativamente, seguendo quanto detto in premessa, occorrebbe fare una comunicazione paziente e non indirizzare le aspettative alla ricerca di risultati immediati. Ma questo non è spesso facile. Perché la comunicazione vive in un contesto nel quale si va ad alta velocità e a bassa memoria.
Significa che diventano estremamente importanti i mondi di senso che costituiscono strutture narrative di fondo, che accompagnano l’evoluzione nel tempo delle informazioni sull’innovazione. E questi vanno manutenuti in modo che da sincronizzarsi con l’evoluzione effettiva dei risultati dell’innovazione. In questo modo possono contribuire alla costruzione del futuro e alla manutenzione delle parole che lo definiscono. Altrimenti contribuiscono al consumo di quelle parole.
Con il risultato che tematiche come “agenda digitale”, “startup”, “smart city”, che riguardano percorsi progettuali di medio e lungo termine che non possono strutturalmente generare risultati immediati, perdono a poco a poco la loro funzione di sostegno visionario all’innovazione e diventano parole di moda – o ideologiche – che si consumano.
Il rispetto per il lavoro degli innovatori impone una forte responsabilità in chi lo comunica. Imho.
Noi di Avanzi per due anni queste parole le abbiamo praticamente sussurate.
Ora che possiamo mostrare qualche risultato concreto, forse è possibile iniziare a fare qualche discorso più concreto.
Sempre guardando avanti. Ne discutiamo qui in via ampere venerdì e sabato.
Siete tutti benvenuti!
http://www.avanzi.org/le-nostre-imprese/facciamo-festa
sacrosanto, caro Luca.
Ma niente di nuovo sotto il sole:
ricordo (e continuo a vedere) ondate di moda di parole anche difficili,
applicate alle cose più diverse ed estranee,
come mostre d’arte, convegni o assemblee politiche:
da “entropia” a “complessità” fino al recente “entanglement”
… è l’onda memetica che stuzzica chi vuole apparire up to date.
si potrebbe dire, parafrasando il vecchio Bogart:
“E’ la società, bellezza, e non ci puoi fare niente!”