In un contesto stabile si può agire in funzione di una previsione del futuro. In un contesto in grande trasformazione si innova in funzione di una visione. Una previsione è spesso frutto di un modello formale che estrapola dai dati le sue conclusioni e offre soluzioni a chi cerca una guida per le scelte e le azioni. Una visione è quasi sempre un insieme di esperienza, interpretazione e valori, che si esprime come una narrazione capace di creare un mondo di senso che non c’è ma potrebbe esserci innovando.
Big Data ci impone di guardare ai dati, riconoscere i pattern emergenti, interpretarli e decidere in base a una visione. Del resto l’internet – specie con mobile e cloud computing – sta cambiando le strategie di memorizzazione, le opportunità di elaborazione, le forme della comunicazione, tra i cervelli umani, abituandoli a un approccio al mondo meno deterministico e più probabilistico. E i valori entrano in gioco nel momento in cui di fronte a tutto questo ci domandiamo come si trasformano i diritti degli individui, la libertà di espressione e la privacy, per esempio. Tutto questo sottolinea l’importanza delle piattaforme che abilitano innovazioni impreviste in base a visioni diverse, garantendone la convivenza pacifica. Una visione immagina un futuro in base all’esperienza, lo esprime e lo costruisce innovando.
Non si coltiva una visione senza, insieme, empirismo e ispirazione, capacità progettuale e narrativa. C’è una fondamentale convergenza della ricerca tecnica e umanistica.
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