Home » media » Programma liquido. Servizio Pubblico e LiquidFeedback
media partecipazione

Programma liquido. Servizio Pubblico e LiquidFeedback

Per un programma liquido, non per un partito televisivo.

Il programma Servizio Pubblico ha deciso di usare LiquidFeedback: «L’obiettivo è dimostrare che si può creare un programma politico dal basso, sulla scia dei Pirati tedeschi» dice il comunicato. Naturalmente questa scelta arricchisce i contenuti del programma e la relazione con il pubblico. Ma l’abitudine alla condizione irreale nella quale si trova il pubblico televisivo, condizionato, manipolato, stupito da un’informazione che spesso accetta di essere incompleta purché resti spettacolare, lascia una quantità di dubbi metodologici. Che vale la pena di porre subito.

1. LiquidFeedback servirà a produrre un programma televisivo o un programma politico?

Servirà certamente a contribuire nella produzione di un programma televisivo. Per quanto riguarda il programma politico occorre intendersi. Se Servizio Pubblico vuole proporsi con un’immagine di giornalismo indipendente, in nome appunto del servizio pubblico, e non vuole scendere nell’arena della competizione partitica, l’eventuale programma politico che potrebbe produrre con questa iniziativa dovrebbe rivolgersi all’insieme del sistema dei partiti e non a uno specifico partito. Né tantomeno diventare la premessa per la trasformazione del programma televisivo in un partito. Poiché il pubblico di Servizio Pubblico non rappresenta certo l’insieme della società italiana, il programma politico che produrrà sarà, con ogni probabilità, piuttosto orientato a favore di un particolare – per quanto popolare – punto di vista. E potrebbe quindi tradursi in un movimento che articola gli interessi del pubblico della trasmissione nella speranza che i partiti li sappiano sintetizzare e interpretare correttamente.

2. Che cosa significa attivare il pubblico di una trasmissione televisiva con la metafora della costruzione di un programma politico?

Servizio Pubblico, erede della lunga serie di trasmissioni di Michele Santoro, ha dimostrato di sapersi reggere in condizioni particolarmente difficili con un pubblico numeroso anche quando ha perso la sua collocazione alla Rai. È un programma che interessa milioni di persone che lo hanno sentito come uno spazio alternativo a quello dell’informazione afferente al grande potere televisivo italiano. La crisi politica di quel potere potrebbe risultare paradossalmente in una perdita di audience per Servizio Pubblico. Un rinnovamento radicale si impone. E potrebbe essere che la diluizione del potere di scelta delle istanze da sostenere in trasmissione attraverso un confronto ben organizzato con il pubblico sia una strada capace di portare a una maturazione del programma stesso, per costruire il suo successo oltre la fine della fase storica nella quale godeva di un’identità molto chiara di alternativa informativa al potere.

3. Il principale rischio è che la metafora prenda il sopravvento e venga scambiata per la realtà?

Sì. Se la metafora prendesse il sopravvento sulla realtà, se il conduttore della trasmissione si lasciasse andare a sostenere che il pubblico di Servizio Pubblico forma una sorta di partito con un suo programma e lo volesse imporre con una logica di parte orientata alla conquista del potere, perderebbe la funzione di organo di informazione. E verrebbe decodificato come un sistema di interessi. L’indipendenza e la credibilità dell’informazione sarebbero compromesse. Alcuni tra i promotori dell’iniziativa, tra i quali il sottoscritto, smetterebbero immediatamente di partecipare.

4. Ma il pubblico capirà? Sarà attivo e indipendente o passivo nei confronti della trasmissione?

Non sarà facile. Molto dipenderà dal modo in cui la trasmissione gestirà la relazione con il pubblico su LiquidFeedback. In quella piattaforma, le istanze vengono portate avanti da chiunque, discusse da tutti e votate secondo un sistema piuttosto articolato ma efficace. Il problema è che in un contesto nel quale partecipano persone di normale notorietà e persone di enorme notorietà, come quelle che vanno in tv, le istanze sostenute da queste ultime rischiano di generare uno squilibrio significativo nel dibattito e nelle conseguenti votazioni. Si potrebbe inoltre generare all’interno della piattaforma una corsa alla notorietà da parte di alcuni che vogliano ottenere attenzione intorno alle istanze che sostengono, in una sorta di spirale emulativa di quanto avverrebbe con l’entrata in gioco dei partecipanti alla trasmissione. In tutti i casi ci sono alcune persone che godono di una fama superiore alle altre. E la fama si traduce in un accumulo di potere: perché le discussioni e le votazioni, su questa piattaforma, avvengono spesso attribuendo una delega alle persone nelle quali si ripone fiducia. Ma il trade off è chiaro: se gli autori della trasmissione lasceranno molta libertà all’auto-organizzazione del pubblico, rischieranno che sia questo a dettare l’agenda del programma; se si imporranno troppo finiranno per impedire l’equilibrato svolgimento delle discussioni e votazioni. Vedremo.

5. Populismo o democrazia?

Impossibile impedire alla democrazia di sconfinare nel populismo se non c’è una regola di tipo “costituzionale” che protegga i “corpi intermedi” e le minoranze. E soprattutto se non c’è un sistema di informazioni indipendente e metodologicamente corretto, dunque non interessato al prevalere di una parte sull’altra. L’esperimento del LiquidFeedback di Servizio Pubblico sarà prima di tutto un esperimento di innovazione nel metodo con il quale lavorano le persone che fanno informazione. Se prevarrà una maturazione metodologica orientata alla completezza e indipendenza informativa il risultato sarà un miglioramento sostanziale della mediasfera italiana. Se invece prevarranno le logiche di governo del pubblico da parte della conduzione del programma l’esperimento si esaurirà in un cinico e corale “ve l’avevo detto”.

Insomma: o si avvia davvero un movimento per la partecipazione popolare alla formulazione di un programma politico pre-partitico arricchito da un sistema di informazioni sistematicamente indipendente, oppure si avvia un’ulteriore finzione televisiva.

La mia modesta partecipazione a questa prima fase dell’esperimento è motivata dall’apertura alla possibilità che questa iniziativa provochi un’evoluzione del lavoro di chi fa informazione all’interno del sistema – dunque della funzione di chi fa il programma televisivo e dell’insieme dei produttori professionali o amatoriali di informazione – nella direzione di una maggiore consapevolezza metodologica. Accuratezza, indipendenza, completezza, legalità sono i principi verso i quali una maturazione metodologica di questo genere può e deve tendere. Altrimenti l’esperimento porterà alla constatazione del suo fallimento.

In ogni caso, avremo imparato qualcosa di nuovo.

Ben venga dunque questo tentativo. Una sfida alla televisione che la televisione si lancia da sola. Un esperimento che genera nuova conoscenza. Un’occasione per vedere un insieme numeroso di persone confrontarsi per generare forme di partecipazione politica nuove. Un’iniziativa che, vista senza preconcetti e con mente aperta, non può che alimentare una stima preliminare per chi la lancia.

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

Rispondi a Servizio pubblico e liquidfeedback « Minuzie Cancel reply

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi