Ieri si è dunque tenuta l’ultima riunione della task force istituita al Ministero dello Sviluppo economico sul tema delle start up. Ora dobbiamo scrivere il rapporto e lavoreremo a distanza per chiuderlo entro, speriamo, giugno.
Non c’è molto tempo. L’urgenza è ovviamente una grande fonte di energia e costringe a tagliare una quantità di dettagli gigantesca. E come si sa sono proprio i dettagli a essere, talvolta, importanti. Speriamo di riuscire a formulare una proposta utile al dibattito che seguirà tra i responsabili delle decisioni amministrative e politiche. E che tutte le persone di buona volontà – come molte hanno già fatto – vogliano continuare a offrire i loro contributi di esperienza e di idee.
Di certo, questa storia non finisce con la task force. Anzi, questo lavoro è stato soltanto un nuovo inizio: il dibattito, in effetti, era già autorevolmente avviato, nelle aziende illuminate, nei luoghi dell’innovazione, tra gli intellettuali più consapevoli. D’altra parte, questo è il primo governo che ha preso di petto la questione e si spera che riuscirà a portare a compimento la sua giusta iniziativa. L’Italia deve diventare un paese ospitale per le start up innovative. Per migliorare la prospettiva che offre alle persone. Per l’occupazione e la crescita. Per il radicale rinnovamento del quale ha bisogno il suo sistema produttivo.
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