La richiesta generale di trasparenza nelle nomine all’Agcom e la consapevolezza della loro importanza si sono fatte strada in questo strano 2012, dal marzo scorso in avanti. E il pezzo di ieri del New York Times dimostra che si tratta di una questione di interesse generale.
Perché riguarda la stabilità della democrazia, perché si è scoperto che i media hanno l’enorme potere di sostenerla o di indebolirla.
Non è certo bello essere un paese rilevante solo per i rischi che fa correre agli altri paesi dell’Occidente. Ma almeno da questo punto di vista possiamo finalmente sentire le responsabilità globali che ci portiamo addosso. Continuare a svolgere il ruolo del laboratorio della distruzione delle garanzie costituzionali attraverso la distruzione del discorso comune che abbiamo realizzato con i media negli ultimi trent’anni, oppure cominciare l’opera paziente e onerosa della ricostruzione.
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