In un contesto nel quale ci sono troppe informazioni intorno a un argomento sul quale dobbiamo operare una scelta tendiamo a cancellare le informazioni che a prima vista non ci piacciono, non a ragionare e a confrontare i dati. (In fondo lo sapevamo, ma ora c’è un nuovo studio del Kaist coreano che lo attesta. Via Atlantic).
Chi voglia manipolare le scelte ha una strada abbastanza chiara davanti. Si martella la gente di messaggi ripetitivi collegandoli a qualcosa di piacevole e circondandoli da un contesto di informazioni confuse e ridondanti. La strategia della disattenzione non è così difficile da progettare, specialmente per chi ha grandi mezzi di comunicazione.
La prima linea di difesa è la consapevolezza. La seconda è l’analisi di tendenza: strategie come queste non sono sostenibili e “costano” sempre di più perché i loro “rendimenti sono decrescenti”. La terza è costruire modi di informare e informarsi che spingano nella direzione della qualità, della distinzione tra le cortine fumogene e le notizie importanti, della ragione civile.
Indipendentemente dallo studio è quello che è scritto anche nell’introduzione del libro di Daniel Kahneman “Thinking fast and slow”
[…] Perché funzionano, purtroppo, le strategie della disattenzione | Luca De Biase – Chi voglia manipolare le scelte ha una strada abbastanza chiara davanti. Si martella la gente di messaggi ripetitivi collegandoli a qualcosa di piacevole e circondandoli da un contesto di informazioni confuse e ridondanti. […]