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Non basta la parola: privacy

Che distanza c’è tra una persona e l’informazione che la riguarda? Che cosa succede a una persona quando le informazioni che la riguardano sono rese pubbliche? Che cosa succederebbe se tutte le informazioni che riguardano una persona fossero rese pubbliche? Le asimmetrie informative sono alla base di alcune delle principali distorsioni del mercato. Le conoscenze che le aziende hanno delle persone sono uno dei fondamenti del loro potere di contrattazione (oltre che la base della loro azione promozionale). Le cose che non si conoscono delle aziende e delle persone, sono peraltro ambiti intorno ai quali si può confrontare l’abilità negoziale, la creatività relazionale, la libertà dai controlli. E d’altra parte se questo ragionamento si porta al livello di pubblica amministrazione e di politica, la relazione tra informazioni personali e libertà diventa ancora più ambigua. Quando tutto si conoscesse di ciascuno, ci sarebbe ancora libertà personale? Quali sono le informazioni su una persona che quando vengono rese pubbliche limitano la libertà di quella persona?

La trasparenza della pubblica amministrazione è un bene chiarissimo. La trasparenza delle aziende è una questione più controversa in un mercato competitivo anche se è un valore destinato a diventare sempre più importante. La trasparenza delle informazioni sulle persone è una questione di complessità enorme. La privacy è un tema aperto e in evoluzione.

Ci si domanda che cosa ne pensino i teenager. Di fronte alle ambiguità delle risposte, ci si domanda addirittura se non sia un termine da ripensare. Assolutamente da leggere il paper di Danah Boyd e Alice Marwick suggerito da Fabio Giglietto e Gio Boccia Artieri. Ecco alcune risposte raccolte in rete.


credo che l’identità digitale superi l’idea “restrittiva” intrinseca nel termine


alla privacy si affianca la gestione della propria identità digitale, i teen di oggi lo sanno


E leggere danah boyd? : Un nuovo nome per la privacy? Rispondete a

Un nuovo nome per la privacy? Rispondete a

. è un concetto che evolve nel tempo assieme alla società, serve un nuovo nome o nuova comprensione?

alla privacy si affianca la gestione della propria identità digitale, i teen di oggi lo sanno

credo che l’identità digitale superi l’idea “restrittiva” intrinseca nel termine

io ho comunque l’idea che la privacy rimanga nella vita privata “non digitale”, e che anche i nativi digitali la vogliano…

 

Non sono d’accordo, privacy sarà pure “superato” come
termine ma va benissimo. Che imparassero meglio l’inglese, ad esser
consapevoli non influisce un termine. 🙂

Il livello di confidenza (con qualcuno) potrebbe essere
utile per capire che genere di informazioni vogliamo comunicare a quel
qualcuno.

What about *TRUST* ?

Alla fine la nostra Privacy non è altro che un discorso di Fiducia…

Facebook, si sta già muovendo in quel senso con l’introduzione dei
Conoscenti, insieme ben diverso nella mente di tutti rispetto a quello
degli amici.

G+ invece molto più semplicemente usa le cerchie, forse un po’ meno
immediato come sistema ma sicuramente più personalizzabile (praticamente
una ammissione di non aver ancora trovato una vera soluzione al
problema)

Ma forse sono andato fuori tema…

entimacy (electronic intimacy)

Privacy pubblica. Sembra un ossimoro.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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