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Consapevolezza della privacy – consigli per una ricerca?

Il tema della privacy è complesso, talvolta noioso, almeno fino a che non se ne comprendono le conseguenze e i contorni. Quando si connette con l’idea di libertà, allora può diventare appassionante. Di certo, va operativamente connesso più alla consapevolezza che alla tecnologia. La Fondazione Ahref vorrebbe comprendere quanto e se l’argomento è interessante per i teenager. Ma questo post preliminare serve a chiedere consigli sui problemi che si dovrebbe porre una ricerca di questo genere:

1. quali dovrebbero essere gli argomenti più sensibili e importanti per i teenager in rapporto alla loro privacy?
2. che cosa bisogna assolutamente scoprire sulla conoscenza che i teenager hanno attualmente in tema di privacy?
3. che cosa sospettiamo che non sappiano per niente? che cosa sospettiamo che sappiano persino meglio del resto della popolazione?

Vabbè: se qualche lettore di questo blog ha dei consigli da condividere sarà davvero prezioso.

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  • Io proporrei queste domande:
    – Significato del termine privacy nel loro immaginario
    – A cosa associano la parola privacy? Solo a facebook?
    – Per loro è un problema o un’opportunità?
    – Anagrafica, lavoro, orientamento sessuale, religioso, politico,problemi di salute o situazione sanitaria, dove ci si trova e cosa si fa, foto e immagini. Dove e in quale grado il “dato pubblico” li spaventa? Per quali usi? Se il dato fosse aggregato e anonimo?
    – Come usano i “dati” degli altri?
    E risponderei alle tue così:
    2) Vorrei assolutamente sapere quale significato e valore ha per loro, e quale sia il grado di consapevolezza con con cui la conoscono.
    3) Secondo me la sanno gestire meglio rispetto agli altri, ma è solo una mia teoria, sanno “spegnere” e “accendere” le informazioni che vogliono nei tempi e nei modi utili per raggiungere uno scopo. Ma con quanta consapevolezza, quanto è invece dovuto a istinto e abitudine?
    Cosa non sanno? I problemi e i rischi correlati.

  • Io farei partire la ricerca direttamente da FB e lo userei anche come esempio. Per le tue domande:
    1)da chi volete essere visti e da chi no, lo sapete che se nel tempo cambiate idea quanto fatto rimane registrato e consultabile lo stesso ad anni di distanza da genitori, fidanzati, professori, datori di lavoro (una sorta di tatuaggio)
    2) se si comportano cos’ perché mancano loro informazioni o se danno un senso diverso alla privacy perché sono loro i cittadini del futuro per i quali andranno aggiustate le norme del comune sentire
    3)per niente che col tempo non tutto scompare nel rumore di fondo visto che internet logga tutto o quasi, a metà sulla possibilità di consultare ed interpretare in modo abbastanza preciso quanto postano tracciandone attitudini e consumi, del tutto che non si fidano delle fonti informative tradizionali anzi in molti casi le rigettano come corrotte e per questo rischiamo d’incappare in informazioni poco o niente affidabili

  • CCC Strozzina a Firenze ha fatto un bel programma con le scuole sul tema, io l’ho in parte ripreso in forma artistica lavorando sull’autoritratto nell’era dell’identià digitale. http://www.digiarte.info (ma nn ci troverai molto).
    Se ti interessa.
    Lorenzo

  • per niente che col tempo non tutto scompare nel rumore di fondo visto che internet logga tutto o quasi, a metà sulla possibilità di consultare ed interpretare in modo abbastanza preciso quanto postano tracciandone attitudini e consumi,

  • ciao luca,
    secondo me al teenager manca la percezione di quelle che possono essere le conseguenze di un dato reso pubblico, ed ancora prima anche solo di un dato digitalizzato. i ragazzini hanno menti plasmabili che si formano da un lato annegando nella disattenzione figlia della società dello spettacolo e del grande fratello, dall’altro permeate di tecnologie sempre più persuasive e ricche di trigger pronti ad accogliere immediatamente ogni pulsione esibizionistica tipica di quell’età (e non solo, certo, ma questo è il focus ora:) così capita che “in tutta innocenza”, come se fosse normale, i ragazzini si postino sul web con foto di nudi “artistici” o con spinelli in mano o video di situazioni border line come l’atto sessuale ripreso per gioco o il compagno vessato in aula e via dicendo. indagherei se sono consapevoli sul fatto che un dato digitale rimarrà per sempre, e da qui se hanno una vaga idea di come “tutelarlo” da terzi, non tanto sul momento-share ma a debita distanza, quando per te è una condivisione obsoleta o un’hard disk finito chissà dove ma che prima o poi qualcuno potrebbe (la showgirl belen ne è forse l’esempio più recente e diffuso) ripescare dal dimenticatoio.
    imho è dunque una questione di educazione indotta dalla società che cambia.. se questi ragazzini nati e cresciuti in mezzo a web e palmari possono lasciarci indietro anni luce e costruire in una notte un social network che rivoluziona il mondo, dovremmo noi chiederci se ad oggi non abbiano già una diffusa visione del quotidiano talmente vicina a quella di uno Zuckerberg (andiamo verso un mondo dove la privacy non esisterà più –> e quindi chìssene) da rendere del tutto inutile, nel giro di altre 3/4 generazioni, il tema privacy? consapevole certo che questo comporterebbe i rischi che in tanti ben conosciamo, approcci sui minori, furti d’identità, carte clonate, stalking e chi più ne ha più ne metta, ma a loro davvero importerà un domani o scopriranno come tutelarsi ed adattarsi a quel loro ambiente sociale?
    ho spaziato ma cercavo di mettere assieme un po’ di concetti differenti, ad ogni modo per la ricerca avvicinerei ovviamente i quesiti alla loro ‘social mind’ perchè probabilmente il teenager trova più interessante rendersi conto che privacy è anche gestire i rapporti con i docenti della scuola (un domani datori di lavoro) o come far sì che se posta le foto del suo nuovo motorino fiammante e fa check-in ogni volta che entra o esce di casa/scuola/discoteca/bagno possa stare tranquillo e non spiegare a terzi come e quando passare a rubarglielo…..
    spero di aver contribuito con qualche spunto 🙂
    Costantino

  • Ciao a tutti,
    io ho incontrato circa 3000 ragazzi/e (età 10-15 anni) negli ultimi 5 anni sul tema “uso consapevole dei nuovi media”.
    Ecco aspetti su cui ho tante impressioni, ma che vorrei approfondire:
    1. Il rapporto tra come loro si vedono e come appaiono online (c’è corrispondenza? è quello che vorrebbero comunicare?)
    2. La privacy non è più solo una questione personale, tante info personali sono postate da altri. Come gestiscono questo aspetto? Lo controllano?
    3. A prescindere dal livello di conoscenza della privacy che hanno, ci sono situazioni/meccanismi che fanno sì che “dimentichino” le normali prudenze. Quali sono queste situazioni?
    4. Qual è (se c’è) la percezione del rischio in relazione alle informazioni/immagini che condividono?
    Ci saranno anche approfondimenti qualitativi, oltre ai dati quantitativi?
    Buon Week End,
    Mauro

  • Insegno in una scuola media. Temo che il mio alunno non abbia alcuna idea del concetto, quindi ogni intervento in merito è opportuno e sacrosanto.
    Sono tutti su Facebook. Mi chiedono l’amicizia in modo compulsivo (anche studenti di altre classi, che francamente non conosco) presumo allo scopo di fare numero (ho presente ragazzi con più di 1500 amici). Io accetto solo quelli di terza, presumendo che abbiano superato i 13 anni; ma vedo tutto, perché raramente qualcosa è precluso agli amici degli amici.
    Esempi: copiano una verifica e si raccontano come e quando; marinano la scuola e si mettono d’accordo il giorno prima.
    Ho visto alcune fotografie delle mie alunne (under 14) che se mi lasciano una traccia sull’hard disk finisco dritto in galera.
    Caso tipico: lei dà la password a lui, poi lo molla. Lui cambia la password e vandalizza la pagina a suo piacimento. Lei apre un altro account, cerca di nuovo tutti gli amici e dice loro che Facebook funziona male. Poi dà la password al nuovo fidanzato. Ripetere il ciclo a piacere.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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