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Strategia Occupy Museums

Insomma, a quanto pare la protesta contro la finanza globale che ha distrutto le prospettive di crescita dell’economia reale in Occidente ha rivolto l’attenzione contro un obiettivo inaspettato. Perdendo improvvisamente di mordente e comprensibilità.

Occupare Wall Street era chiaro e quella manifestazione aveva generato ondate di approvazione e imitazione in molte parti del mondo.

Ma ora il movimento americano si rivolge contro i musei d’arte accusandoli di far parte della stessa logica. Nelle spiegazioni di chi protesta, la finanza avrebbe preso possesso dell’arte moderna e ne avrebbe fatto una parte del suo perverso meccanismo. Occupare i musei è un gesto artistico che consente alla popolazione di riappropriarsi di un bene prezioso come, appunto, la generazione di senso artistica.

Rassegna:
Taking the Protests to the Art World
Monster Mash: Occupy Museums takes root
Occupy Wall Street Movement Declares War on NYC Museums as “Temples of Cultural Elitism”
Why is Occupy Wall Street Protesting NYC Museums, and Not Super Rich Galleries and Art Fairs?

Il programma di chi intende occupare i musei:

The game is up: we see through the pyramid schemes of the temples of cultural elitism controlled by the 1%. No longer will we, the artists of the 99%, allow ourselves to be tricked into accepting a corrupt hierarchical system based on false scarcity and propaganda concerning absurd elevation of one individual genius over another human being for the monetary gain of the elitest of elite. For the past decade and more, artists and art lovers have been the victims of the intense commercialization and co-optation or art. We recognize that art is for everyone*, across all classes and cultures and communities.

C’è un pensiero generoso e forse artistico in questo discorso. Certo, c’è anche un sapore ideologico molto forte. Ma è pur vero che il successo economico degli artisti era a sua volta diventando troppo l’unico metro di misura della loro arte.

Solo la non-violenza e il disinteresse faranno di questo messaggio una
forza da ascoltare per rinnovare l’energia creatrice dell’arte.
 
Vale la pena di segnalare due libri in proposito.

More about Seven Days in the Art World
Da leggere Seven days in the Art World. Un libro disincantato e informato sul mondo dell’arte contemporanea che collega i pezzi del mosaico in modo divertente da leggere. Sarah Thornton ne emerge come una scrittrice da seguire.

More about L'arte fuori di sé. Un manifesto per l'età post-tecnologica
L’innovazione nell’arte è legata, come in molti settori anche all’innovazione dei mezzi digitali. E a questo proposito si segnala il libro di Andrea Balzola e Paolo rosa: L’arte fuori di sé.

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  • Sì sì, generoso finchè vuoi ma a quelli che non riescono a pagare il mutuo per la casa o devono lavorare come schiavi per mantenere una famiglia, sai che glie ne frega dei musei? È la classica mossa da intellettuali che sembra concepita apposta dalla CIA per allontanare la gente dal movimento ed impedire che raccolga consensi…

  • Sembra comunque alquanto “far-fetched”.
    Ho avuto esperienza del mondo dell’arte commerciale, dopo di che me ne sono allontanata il piu’ possibile. Detto cio’, ogni industria ha il suo 1%. Che sia meritato o puó essere soggettivo. Jay-Z, per esempio, fa parte dell’1% nel mondo della musica. Per via delle banche? O sussidi governativi essendo “too big to fail”? No, semplicemente per valore di mercato.
    Are we after equality or egalitarianism?

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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