David Pogue, il simpatico recensore di apparati tecnologici per le persone del New York Times, non è immune da una certa fascinazione per la Apple. E non ha mancato di segnalare l’arrivo di iCloud con la solita bella dose di ottimismo, anche se l’ha visto solo come un servizio di sincronizzazione (mentre potrebbe essere anche un servizio di collaborazione se si condividono documenti e altro…). Non l’aveva provato, o almeno non ancora, quando ha scritto. Poi ha aggiunto un update citando un collega che segnalava problemi su iCloud. Questi a sua volta citava il Guardian che osservava una certa frustrazione montante negli utenti. Spiegazioni fondamentalmente orientate alla quantità di persone che si collegavano contemporaneamente. Ma con troppe funzionalità non a posto. E varie complicazioni. Non sarà collegato, ma Pogue oggi ha parlato di Dropbox come di una tecnologia che semplifica la vita… (Funzioni diverse, certo, ma sempre nuvola…). Vabbè.
Probabilmente è tutto vero. Troppa gente collegata in un momento solo (c’era peraltro da aspettarselo). Troppe funzionalità tutte da testare. E troppa complessità di comandi da settare.
MobileMe non era stata la migliore delle tecnologie della Apple. iCloud, quando finalmente se ne doma il settaggio appare certamente più utile ed efficiente. Ma per ora il lavoro online della Apple continua a essere migliorabile. Una centralina di controllo per governare i settaggi in modo più semplice, per gli utenti, non sarebbe stata una soluzione impossibile e avrebbe facilitato la vita a molte persone. Meglio peraltro essere riusciti a comprendere lo strumento attraverso un attento lavorio di prove ed errori: chi ci è passato è più consapevole di come funziona lo strumento e può scegliere meglio il suo rapporto con la “nuvola” in versione Apple.
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