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Follia comma 29 – Alimenta i motivi di ribellione

Wikipedia dice che il comma 29 potrebbe rendere impossibile il suo funzionamento in Italia. È un’ipotesi estremamente realistica. È l’ultima di una serie di denunce: ma aggiunge un argomento straordinariamente importante.

Non c’è dubbio che la possibilità di richiedere una rettifica a un sito che consente alle persone di contribuire alla conoscenza pubblica e che è organizzato in modo che le correzioni e i miglioramenti siano autogestiti è ampia. Wikipedia può incontrare sulla sua strada una quantità di occasioni in cui qualcuno può attivare la richiesta di rettifica e spingere l’enciclopedia ad entrare nelle situazioni previste dalla famigerata nuova legge. Con rischi che Wikipedia non potrebbe permettersi di correre. Non solo per timore di sanzioni monetarie ma anche e soprattutto per questioni di metodo e di verità.

È una follia la nuova legge e il suo comma 29. Non ci vuole un giudice per far entrare un sito o un blog nel mirino delle autorità. Basta solo che qualcuno si senta danneggiato da qualche contenuto di quel sito o di quel blog. E a quel punto scatterebbe l’obbligo di sostituire le frasi ritenute lesive con altre frasi giudicate corrette dal supposto danneggiato. Indipendentemente dalla loro corrispondenza a quanto risulta da documenti o basi di informazione relativamente oggettive.

In sostanza, può avvenire che su Wikipedia o su un giornale o su un blog si scrivano informazioni ottenute correttamente, con tanto di prova documentali e dimostrazioni trasparenti; e può avvenire che qualcuno si senta danneggiato dalla diffusione di quelle informazioni; quindi può avvenire che Wikipedia, un giornale, un blog siano costretti a sostituire ciò che hanno trovato e dimostrato con le frasi soggettivamente soddisfacenti per il supposto danneggiato.

È una follia per chi pensi che si debba sapere come stanno le cose. È del tutto normale per chi ragiona come se tutto fosse pubblicità e comunicazione: secondo quel modo di pensare, si fa sapere solo ciò che fa comodo, il resto deve stare sotto silenzio altrimenti danneggia. Più che censura, questa sarebbe manipolazione organizzata.

A forza di comprimere la libertà e impedire la conoscenza dei fatti, si generano reazioni sempre più forti. Perché non esiste potere che riesca a impedire all’informazione di circolare e alle persone di arrabbiarsi. Neppure un potere ipnotico televisivo.

(Da non perdere, sulla questione della latente e inespressa ribellione italiana, la riflessione saggiamente incoraggiante di Ethan Zuckerman. La visione di lungo termine e la tattica d’azione si preparano a convergere, forse. A partire dalla lotta contro il comma 29).

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  • Che vergogna… W la libertà d’informazione, di satira e d’espressione! Anzi… W LA LIBERTà

  • Ragazzi vi segnalo, per chi non lo sapesse ancora, il link per firmare la petizione contro questa legge. E’ organizzata da Avaaz.org, quindi abbastanza serie, in poche ore sono arrivati a quasi 450.000 firme, appena arrivano a 500.000 porteranno le firme in Parlamento ad ogni votazione. L’anno scorso sono riusciti a bloccare una legge simile che voleva censurare il web, quindi ho molta fiducia: http://avaaz.org/it/no_bavaglio_2/?fp
    Mi raccomando, firmate (ci vogliono 2 minuti, basta compilare i campi richiesti) e sopratutto diffondete in ogni modo: su facebook, twitter, sul vostro sito, ecc…
    Hanno toccato un tasto che non dovevano toccare e hanno movimentato tutto il Web, la pagina di Avaaz con quasi 500.000 firme in poche ore, e twitter ne sono la prova! Dimostriamogli ancora una volta che contro Internet NON LA VINCONO!!!!!!

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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