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Apple newsstand e webapps

I giornali sono applicazioni, suggerivano le scelte della piattaforma iPad di un anno fa. I giornali sono (anche) sistemi che organizzano le informazioni, sicché assomigliano a applicazioni. Da quel momento si poteva andare nella direzione di costruire oggetti nuovi, fatti di nuovo software, design e informazione. Oppure si poteva replicare più o meno bene la struttura dei giornali tradizionali. Il bivio è sempre aperto, come dimostrano le notizie dei giorni scorsi: 

1. Apple ha aperto il newsstand.
2. Financial Times ha deciso di andare per la strada delle webapps.
Il newsstand è un sistema per vendere giornali di forma tradizionale con un miglioramento decisivo: grazie a iCloud i giornali si caricano sui terminali quando vengono pubblicati e i lettori se li ritrovano pronti da leggere quando aprono i device. Gli editori pagano il 30% per il servizio di delivery e il resto. E la Apple amplia la sua gamma di negozi online. Forse non è quello che pensava sarebbe successo all’inizio dell’avventura dell’iPad. Ma è quello che sembra servire di più ai suoi disegni attuali.
Anche perché da tempo chi investe in software per le apps editoriali sa che si dovrebbe trovare il modo di far girare quel software su tutte le piattaforme tablet, non solo sull’iPad. Sicché da tempo si gira intorno all’opportunità di costrure webapps che non passino dal negozio di apps della Apple o dei costruttori ma che girino direttamente sui browser. Il che più o meno consente di scrivere un solo programma per tutte le piattaforme. Chi vuole fare un giornale sofisticato e originale in termini di software può esplorare questa strada. Non pagare il 30% alla Apple. E sviluppare un suo modello, investendoci però di più.
Insomma: un giornale può essere inteso come un oggetto relativamente tradizionale e allora è meglio venderlo all’edicola digitale più diffusa del momento; un giornale che invece cerca un valore d’uso nuovo può essere fatto di software standard in html5 e cercare di viaggiare liberamente in rete. Vedremo che cosa sceglieranno di fare i migliori editori.

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  • i cartacei hanno bisogno di una distribuzione fisica, ecco il perche’ di trasporti e edicole
    il nytimes.com non ha bisogno di trasporti e distribuzione fisica
    il modello Apple in verita’ era assai meno innovativo di quanto non si sia pensato
    quindi io “applaudo” alla sua temporanea “sconfitta” perche’ non ho mai digerito la riproposizione in chiave digitale dello status quo

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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